Di Giovanni Raimondo
La Colonna Traiana, situata a Roma,nei fori imperiali, racconta la mitica guerra tra i Romani e i Daci. Questa storia ci è stata tramandata dallo colonna stessa, in cui ci sono incise le battaglie con tanto di scene di guerra tra i Romani e i Daci. Questo libro, è un libro di pietra, che purtroppo i libri di scuola non raccontano. La Colonna Traiana, è alta 35 metri,che equivale ad un edificio di 12 piani. Questa colonna è stata concepita come una tomba, al cui interno si trovavano le spoglie di Traiano e sua moglie Claudina. In cima alla Colonna,c’era la statua di Traiano, sostituita nel 500, da S.Pietro. La Dacia era diventata un forte stato che continuava ad espandersi verso l’Impero Romano, quindi Traiano,il grande imperatore decise di porre fine all’esistenza dei Daci che avevano dato problemi già molti secoli prima, addirittura a Cesare, che mise ben 16 legioni ai confini, ma poi non se ne fece nulla, perché morì assassinato da bene 23 coltellate. Ci pensò Domiziano, ma fu un disastro dove il corpo di spedizione fu quasi annientato,quindi ne mandò un secondo che vinse, ma frettolosamente stipulò una pace con i Daci, che era ritenuta vergognosa, il quale andava contro i dettami di Roma. Traiano si trovò questa situazione: da una parte lavare l’umiliazione subita dovendo pagare un tributo ai Daci come racconta Cassio Dione in LVIII, 6, 1, e da un’altra far diventare sicuri i confini dell’Impero, annettendo la Dacia, che era una spina nel fianco dell’Impero. Traiano oltre a questi due motivi, ne aveva altri tre per invadere la Dacia e sono:
1)La Dacia era considerata oro all’epoca
2)Voleva una vittoria per farsi amare dal popolo
3) Evitare che la Dacia fosse un esempio per gli altri popoli barbari che già stavano creando piccoli problemi a Roma.
Traino nel 101 d.C si diresse verso la Mesia Superiore insieme alla guardia pretoriana,prefetto e governatori delle province limitrofe e Decebalo venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura come ci tramanda Cassio Dione LVIII, 6, 2:
“Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano.”
Traiano diede il via alle operazioni, facendo un discorso che aveva lo scopo di caricare i suoi soldati. I Romani si mettono in marcia, disboscano intere foreste, costruiscono strade, forti e ponti, in modo da fare arrivare i rifornimenti più velocemente ed evitare le imboscate dei Daci, che era la loro tattica migliore. L’esercito romano avanzava, scontrandosi con debole resistenze, raggiunse Tibuscum e si accampò in attesa di attaccare le forze daciche a Porte di Ferro. Infatti il nemico mostrò una debole resistenza nella speranza che i romani una volta andati in zone impervie e isolate, abbandonassero l’impresa, ma questa tattica non portò alcun successo. Presso Tapea si scontrò contro una grande resistenza dei Daci, che annientò dopo una sanguinosa battaglia,ma nonostante tutto non risultò decisiva giacchè Decebalo, il re dei Daci, si ritirò nel tentativo di condurre i Romani in zone impervie, ma Traiano astuto generale,fece costruire campi base e fortezze. Decebalo,decise di attaccare la Mesia Inferiore, insieme agli alleati Sarmati, Carpizi e Traci che seppur riportando qualche successo iniziale, furono tenuti a bada dall’abile generale Manio Liberio, che catturò la sorella di Decebalo, ma solo con l’arrivo dei rinforzi di Traiano, i Daci insieme ai loro alleati vennero sconfitti. Traiano riprese l’offensiva nel marzo del 102 d.C., cambiando direzione, superando la gola della Torre Rossa, prima dell’arrivo dei Daci. L’obbiettivo era la capitale, che era a portata di mano, però non potè proseguire perchè fortezze daciche si erano insediate quindi procedette con la sua colonna contro le fortezze daciche, che vennero distrutte una ad una nonostante Decebalo cercò di difenderle. Gli ausiliari dell’esercito romano iniziarono a saccheggiare le fortezze, costringendo Decebalo a trattare la pace per evitare che alla capitale venissero compiuti massacri. Il trattato di pace fu stipulato nell’anno 102 d.C. , nell’accampamento di Traiano:
“[Decebalo] dopo essersi presentato al cospetto di Traiano, si prostrò a terra supplice e gettò a terra le armi.”( Cassio Dione LXVIII, 9, 6)
Le condizioni imposte furono durissime e umilianti per Decebalo, il quale doveva accettare:
1)L’insediamento delle guarnigioni romane sia nei pressi della capitale che a Berzobis,
2)consegnare tutte le armi e le macchine da guerra,
3)Restituire tutti gli ingegneri e disertori dell’esercito romano,
4)Distruggere le mura della fortezza di Orastie,
6)Cedere alcuni territori all’Impero Romano e rinunciare ad una politica estera da Roma, accettando ancora una volta lo status di rex socius populi romani.
In più dopo la pace,ci furono deportazioni di donne e bambini e Traiano venne acclamato dalle sue truppe “Imperator”. Traiano tornò vittorioso a Roma alla fine di dicembre del 102 d.C., gli conferirono in virtù dei suoi successi il titolo di Dacico e ci fu una grande festa per la vittoria ottenuta. Nel 104, Decebalo tradì il patto, catturando con l’inganno Pompeo Longino,(divenuto da poco governatore dei nuovi territori conquistati) con lo scopo di farsi rivelare le strategie di Traiano, ma Longino, si rifiutò, avvelenandosi. Cercò successivamente seppur stava perdendo nei preparativi bellici, di far assassinare Traiano, assoldando dei disertori. Li inviò in Mesia Inferiore, regione messa a ferro e fuoco dai Daci, ma il tentativo fallì perchè uno essendo sospettato, fu arrestato e per non essere torturato, rivelò il complotto, come ci racconta Cassio Dione in LVIII, 11.3. Traiano nel giugno del 105 d.C., partì per la Dacia, salpando da Ancona, da dove fece tappa in altri porti, approdando sulle coste dalmate,dove venne accolto trionfalmente dalle popolazione locali legate a Roma. Traiano impiegò tutto l’estate per riconquistare la Mesia Inferiore, quindi la campagna iniziò l’anno successivo. Traiano, volle un grande ponte a Drobera costruito dall’architetto Appollodoro di Damasco sul Danubio, di cui ne parla anche Cassio Dione in Storia romana, LXVIII, 13.1-2, cioè una via di collegamento più rapida e sicura per far entrare e uscire le sue truppe. I grandi preparativi bellici dei Romani, convinsero molti capi Daci ad abbandonare Decebalo, in seguito ai fallimenti di riconciliazione con Traiano, oramai deciso a non concedere niente a Decebalo, vista la sua inaffidabilità. I Romani avanzarono senza trovare grandi resistenze fino alla capitale, dove trovarono una strenua resistenza da parte dei Daci, di cui Traiano ai piedi della fortezza dacica, assiste all’assedio, circondato dai suoi collaboratori (comites militare) e seguito da reparti di legionari e ausiliari. Traiano studia la tattica da adottare per dare l’assalto al possente e massiccio sistema difensivo dacico. La battaglia infuria,alcuni legionari romani,muniti di picconi,cercano di abbattere la cerchia muraia,ausiliari tentano di distruggere un altro settore delle mura ed altri legionari abbattano alberi per costruire macchine d’assedio adatte ad espugnare la città dei Daci. Mentre i Daci, iniziano a dare fuoco alla città per impedire ai Romani di impossessarsi delle loro ricchezze, Traiano riceve la visita di un nobile dace, che gli chiede la resa, scena a cui assistono numerosi soldati. Molti Daci con l’avanzata dell’esercito romano in città, si avvelenano per non essere catturati dai Romani. All’interno della città, Traiano tenne un discorso alle truppe che lo acclamarono di nuovo “Imperator”. Il re Decebalo, con una sua scorta, scappò nelle foreste, inseguito dalla cavalleria romana, che non gli diede scampo, infatti rimasto da solo, si avvelenò. Traino ritorna a Roma trionfante, deportando circa mezzo milione di daci, di cui 50.000, diventarono gladiatori per far divertire il popolo romano. Traino oltre all’edificazione della Colonna Traiana nel 113 d.C., condusse altre guerre e si preoccupò di migliorare il sistema giudiziario, economico, sociale e politico, infatti l’Impero Romano raggiunse il suo massimo splendore. La Dacia, annessa all’Impero Romano, venne ripopolata da coloni di diverse provincie dell’Impero, ma dopo la caduta dell’Impero Romano, molti stati balcanici ,facenti parte dell’Impero, subirono molte invasioni che ne causarono la de-latinizzazione in favore della slavizzazione, tranne la Romania che ancora oggi è uno stato neo-latino.
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