Di Giovanni Raimondo
La festa di San Giuseppe nacque in Oriente e venne importata in Occidente dove la Chiesa decise che sarebbe stata festeggiata il giorno 19 marzo così da celebrare San Giuseppe, padre di Gesù e sposo di Maria nonché protettore dei falegnami. Il nome Giuseppe (ebraico “Yosef”, latino “Ioseph”) significa “Dio aggiunga”. Del padre putativo di Gesù si sa ben poco e il materiale che abbiamo su di lui ce lo forniscono il Vangelo di Matteo e quello di Luca. Per quanto riguarda il Vangelo di Matteo leggiamo che: “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio: che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.”( Matteo 1-18,25) Sappiamo che Giuseppe e Maria erano promessi sposi. Il fidanzamento ebraico aveva valore giuridico e per scioglierlo il marito avrebbe dovuto ripudiarla per giusto motivo. Dt 22-23,27). Tra questi motivi vi era anche l’adulterio e Giuseppe quando seppe della notizia di Maria incinta venne assorto dai suoi pensieri. Assalito da dubbi, emozioni, dolore e sofferenza, non sapendo come comportarsi davanti a tale notizia, iniziò a soppesare i pro e i contro. Era preoccupato per Maria a cui teneva, quindi cercò di capire come risolvere il problema. C’era due fattori che doveva affrontare: 1) Conformarsi al volere di Dio, che per gli ebrei, si manifestava nella Legge, nella sua scrupolosa osservanza. 2)Come proteggere Maria dalla “chiacchiere del paese” che avrebbero portato uno sconquasso sia nella sua vita che in quella della promessa sposa. Questi erano i due quesiti che attanagliavano la mente di Giuseppe; infine, essendo un uomo giusto( ebraico “sadiq”), decise di ripudiarla segretamente. Le sue intenzioni vennero però dissolte dall’angelo del Signore, che gli comunicava di non temere di “prendere Maria tua sposa perché quel che è generato in lei, viene dallo Spirito Santo”. San Giuseppe destatosi dal sonno, non tenne più dubbi: Credette e obbedì! Quindi si fece carico della paternità del figlio di Dio e questa paternità la si intuisce nella genealogia di Gesù. Praticamente per obbedire ai piani di Dio, si è prese con sé il bambino, provvedendo a tutto quello che aveva bisogno, superando le impervietà che si presentavano lungo il cammino come il Vangelo di Matteo, ma soprattutto quello di Luca ci dimostrano. Ancora quale professione svolgeva Giuseppe? Il Vangelo di Matteo dice (13,55) “Non è egli forse il figlio del carpentiere??”, e la stessa cosa la troviamo in Marco (6,3). Il termine greco “tekon” che i Padri della Chiesa tradussero con “falegname” risulta sbagliato. Questi infatti dimenticarono che il legno non veniva usato solo per approntare aratri e mobili vari, ma anche per costruire edifici. Studi più recenti infatti hanno portato alla condivisione del termine “carpentiere”, cioè un operatore che sa fare tutto ciò che è legato all’edilizia. Per quanto attiene invece all’inizio del culto la festa di San Giuseppe nacque in Oriente nel IV secolo e venne importata in Occidente nel XI secolo. I primi a celebrare la ricorrenza di S. Giuseppe furono i monaci benedettini nel 1030, a cui si aggiunsero poi i Servi di Maria nel 1324 e i Francescani nel 1399. Nei secoli il culto crebbe esponenzialmente, in particolare sotto i papi Sisto IV e Pio V, fino ad essere reso obbligatorio con Gregorio XV nel 1621. Nel 1870 Pio IX proclama con il decreto ” Quemadmodum Deus ” San Giuseppe “Patrono della Chiesa” e l’anno successivo gli riconobbe il diritto a un culto superiore a quello di tutti gli altri santi. È stato infine Papa Francesco, con un decreto della Congregazione del culto divino datato 1° maggio 2013 a inserire la menzione di san Giuseppe nel canone della messa nella preghiera eucaristica, subito dopo il nome di Maria e prima di quello degli apostoli. L’importanza che la chiesa dà alla figura di Giuseppe è chiarita da papa Benedetto XVI: “Perché Dio ha scelto Giuseppe? Perché Giuseppe era un uomo giusto, pio. Ma anche perché Giuseppe era un uomo pratico. D’altronde, ci voleva un uomo pratico per organizzare la fuga in Egitto, ma anche per organizzare il viaggio a Betlemme per il censimento, e per provvedere a tutte le necessità pratiche di Gesù». Il 19 marzo del 2006 Papa Ratzinger aveva ricordato la figura del santo di cui porta il nome sottolineando che «la grandezza di san Giuseppe, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell’umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret». Nei primi Vespri della festa di san Giuseppe del 2009, Benedetto XVI tratteggiava quasi con stupore teologico la figura del santo: «San Giuseppe manifesta ciò in maniera sorprendente, lui che è padre senza aver esercitato una paternità carnale. Non è il padre biologico di Gesù, del quale Dio solo è il Padre, e tuttavia egli esercita una paternità piena e intera. Essere padre è innanzitutto essere servitore della vita e della crescita. San Giuseppe ha dato prova, in questo senso, di una grande dedizione. Per Cristo ha conosciuto la persecuzione, l’esilio e la povertà che ne deriva. Ha dovuto stabilirsi in luogo diverso dal suo villaggio. La sua sola ricompensa fu quella di essere con Cristo.” San Giuseppe però è anche “noto” in senso più laico per un celebre dolce che la tradizione popolare ha legato al suo nome: la zeppola. La zeppola è un tipico dolce italiano vanto della penisola coma la pizza, la cassata o la pastiera. Nell’antica Roma, il 17 marzo, si festeggiava la festa dei Liberalie, in onore di Bacco dio del vino e Sileno dio del grano; in tale occasione si preparava come pietanza una frittella di frumento, da considerarsi come l’antenata della zeppola napoletana. Con il propagarsi del Cristianesimo nell’Impero Romano e post Impero, questa festa pagana venne abolita come tante altre. Nel 1700 vennero create le zeppole che a loro volta si videro affibbiare molte possibili creatori. I più papabili a questo merito possono essere le monache di San Basilio, quelle della Croce di Lucca o quelle dello Splendore; fonti più accreditate raccontano peròche sarebbe stato un cuoco dei Borbone a inventarle, per ordine del re che avevano richiesto un dolce per la Quaresima che fosse privo di uova e grassi di animali (allora proibiti durante il periodo di festa). Comunque sia la zeppola è certamente nata a Napoli con la sua bella forma di serpula( serpens in latino) serrate su se stesse, da cui si dice presero il nome. Originariamente essa era abbellita dai confettini, poi il pasticciere Pintauro le farcì di crema ottenendo un successo notevole anche grazie agli emigranti. La prima ricetta della zeppola ce la fornisce Ippolito Cavalcanti nel suo ricettario napoletano del 1837. Va infine ricordato, a maggior prova dell’importanza di questo dolce per il capoluogo campano e per l’intera penisola, che il filologo Emmanuele Rocco propose un monumento con questa epigrafe: “Napoli inventò le zeppole, tutta Italia se ne leccò le dita”. San Giuseppe con la creazione delle zeppole, mangiate in suo onore, divenne anche protettore dei friggitori. Ecco dunque la storia di un’altra pietanza che l’Italia ebbe in dono da Napoli. Buona festa di San Giuseppe!!!
Tian
20 Marzo 2018meglio la zeppola decisamente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Fabio
21 Marzo 2018Il nome di San Giuseppe era già presente anche prima del Concilio Vaticano II nel canone romano .