Di Giovanni Raimondo
La festa di San Valentino ha origine pagane, risalente agli Antichi Romani. I Romani nel mese di febbraio che era un mese dedicato al dio dei morti “Februus” che significa “purificazione”, festeggiavano oltre al Carnevale e altre feste, anche quella dei Lupercali, che andava dal 13 al 15 febbraio, una festa in onore del Dio Fauno (Lupercus in latino) il quale era protettore del bestiame e caprino dall’attacco dei lupi, istituita da Evandro( almeno secondo Plutarco e Dionisio di Alessandro) e introdotta da Romolo a Roma. Riguardo alle origini dei Lupercali, ci sono diverse versioni antiche tra cui quella di Plutarco. Plutarco accetta l’origine arcadica della festa, mettendo in prima linea il rapporto tra la festa e la leggenda della lupa, partendo dal fatto che i Luperci iniziavano la loro corsa proprio dalla grotta in cui si racconta che la lupa allattò Romolo e Remo. Anche Dionisio di Alessandro e Ovidio espressero la loro sulla festa dei Lupercali. La celebrazione di tale festa consisteva nel sacrificare capre o capri con le dovute preghiere, con la spada sporca di sangue della capra si cospargeva sul viso di due giovani, per poi venire ripuliti con della lana immersa nel latte. I sacerdoti che già si erano spogliati, si ricoprivano indossando la pelle della vittima per poi camminare per tutta la città, sferzando le donne desiderose di eliminare la sterilità. La festa terminava con un magnifico pranzo. Augusto rinnovò questa festa, ma proibì di prendere per Luperci, giovani imberbi. Questa festa era all’insegna della fertilità. Nel 496 d.C. Papa Gelasio I, nel suo breve pontificato, abolì i Lupercali, una delle ultime feste pagane che ancora resistevano al culto cristiano che si andava diffondendo. Papa Gelasio I, fece dure e lunghe lotte per l’abolizione di questa festa e la testimonianza di ciò la trovate nelle 42 lettere conservate nel Vaticano, e altre 49 frammentate, di cui una fu indirizzata al senatore Andramaco e contro quei Romani, che ancora si ostinavano a far celebrare la festa dei Lupercali. Gelasio I sostituì questa festa, con la festa dedicata a San Valentino istituendola il 14 febbraio, un vescovo di Terni dal 199 sino al 273 d.C., morto martire nel 273 d.C. perchè si narra che tentò di far convertire il pazzo imperatore Claudio II al Cristianesimo. La prima notizia che abbiamo di S. Valentino è riportata nel Martirologio Geronimiano, attribuito a San Girolamo e scritto forse tra il 431-450 d.C. La festa di S. Valentino, fu diffuso dai Benedettini, primi custodi della Basilica di Terni esistente già dalla metà dell’VIII secolo, i quali ne tramandarono immagini e gesta nei diversi monasteri italiani sino a raggiungere la Francia e l’Inghilterra. La Chiesa Cattolica festeggia questa festa in onore di S.Valentino, poichè protettore dei fidanzati. Successivamente sono sorte diverse leggende tra cui quella che narra che il vescovo fu il primo a consacrare l’unione tra una cristiana e un pagano. Un’altra leggenda che vi racconto è quella in cui Valentino, in prigione in attesa dell’esecuzione che si terrà il 24 febbraio tramite lapidazione, si era innamorato di una fanciulla cieca di nome Asterius, figlia del guardiano, che talmente che l’amava, guarì la sua cecità lasciandole un messaggio d’addio “dal tuo Valentino”, frase che è entrata a far parte della storia. Nel corso dei secoli, la festa di San Valentino non ha più assunto un carattere religioso ma poetico, infatti fonti storiche dicono che il primo biglietto d’amore scritto alla moglie, fu quello di Carlo D’Orleans, scritto in carcere nella Torre di Londra dopo la battaglia di Agincourt(1415). Carlo scrive nel biglietto d’amore: “Je suis desja d’amour tannè, ma tres doulce Valentinèe.”
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