Sarebbe semplicistico ridurre le ragioni della rivalità franco-tedesca tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 alla sola questione dell’Alsazia-Lorena, resta un fatto però che il possesso il questa striscia di terra contribuì a impedire che vi potesse essere tra i due stati un rapporto di buon vicinato.
Le origini storiche di questa problematica affondano al momento in cui nacquero le fondamenta stesse di una nazione francese separata da una nazione tedesca e cioè all’843 d.c. quando, col trattato di Verdun, venne diviso in tre quello che fu l’impero di Carlo Magno. Ad ovest si stabilì un Regno dei Franchi Occidentali, primo embrione della moderna Francia, sotto Carlo il calvo mentre ad est un Regno dei Franchi Orientali sotto Ludovico II il germanico, pressappoco l’odierna Germania, e tra questi due una striscia di terra che andava dal mare del Nord al Mediterraneo assegnata al terzo fratello, Lotario, con l’aggiunta del titolo imperiale; in suo onore la zona centrale del suo regno assunse il nome di Lotaringia che poi sarebbe stato storpiato in francese divenendo Lorena. Per quasi cento anni i successori dei tre fratelli si contesero le terre del fu Sacro Romano Impero passando per effimeri ritorni all’unità e nuove divisioni finché nel 921 Enrico I accettò il dato di fatto della separazione dell’impero in due entità aggiungendo però alla compagine germanica il Ducato di Lorena che, dopo l’ascesa al titolo imperiale di Ottone I figlio di Enrico, sarebbe divenuto parte del nuovo Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Va precisato che sin dal medioevo l’Alsazia e la Lorena non si trovarono mai accomunate sotto un medesimo sovrano, la prima infatti divenne parte del Ducato di Svevia, che sarebbe poi passato nel patrimonio dinastico degli Asburgo, mentre la seconda avrebbe formato un Ducato indipendente; la cosa, come si vedrà in seguito, avrà risvolti fondamentali. Comunque, per tutta l’età di mezzo, questi territori non furono oggetto delle mire della Francia perché tra questa ed essi vi era il potente ducato di Borgogna che, tra il ‘300 e il ‘400, approfittando in particolare della guerra dei cento anni, riuscì a creare una forte stato che ambiva a un ruolo di grande potenza in Europa. Questa ambizione raggiunse il suo apice con Carlo il Temerario intenzionato a trasformare la Borgogna in un regno sulla riva sinistra del Reno e che per far ciò entrò in aperto contrasto sia con la Francia che con l’Impero. Carlo ottenne all’inizio molti successi riuscendo a conquistare sia l’Alsazia che il Ducato di Lorena, ma quando tentò di fare lo stesso con gli svizzeri andò incontro a due disastrose sconfitte a Grandson e Morat; a questo punto tutti i suoi nemici colsero l’occasione per coalizzarsi contro di lui e nel 1477 il duca trovò la morte sotto le mura di Nancy. Senza eredi diretti il Ducato di Borgogna venne spartit
o tra gli Asburgo e la Francia che si trovò così ad avere un confine comune con la Lorena, tornata un ducato indipendente all’interno dell’Impero. E’ da questo momento che nascono le mire francesi su questi territori e la ragione è presto detta: la regione è attraversata dalla catena dei Vosgi e da importanti fiumi come la Mosa e la Mosella e il Reno che la rendono un’eccellente posizione difensiva inoltre essa è praticamente la porta d’ingresso meridionale alla Germania dunque controllandola la Francia avrebbe avuto la possibilità di mettere bandiera sulla riva sinistra del Reno. Ciò ovviamente creò grande preoccupazione tra i principi tedeschi, che, gelosi delle loro libertà germaniche, guardavano con sospetto qualsiasi potenza, sia essa la Francia o gli Asburgo, che assumendo una posizione di forza in Germania potesse in qualche modo imporre la sua volontà. Fortunatamente per loro durante tutto il ‘500 la Francia fu troppo occupata prima contro la Spagna e poi nelle sue guerre di religione interne per poter portare avanti una politica espansionista verso il Reno, ma ciò cambiò in occasione della guerra dei trent’anni.
Quando nel 1635 Richelieu decise in un ulteriore coinvolgimento della Francia nel conflitto, per controbilanciare gli svedesi in crisi, il cardinale si rivolse a Bernardo di Sassonia-Weimar uno di quegli avventurosi nobili tedeschi che si erano lanciati nel conflitto sia in difesa della loro fede sia in cerca di gloria e terre. Bernardo era riuscito ad ingrossare il suo esercito nella confusione generale seguita alla morte di Gustavo Adolfo di Svezia e lo aveva condotto verso ovest cercando un nuovo patrono che lo foraggiasse; le trattative con lui non furono facili perché questi chiedeva in premio per il suo aiuto alla Francia l’Alsazia che il cardinale invece sperava di aggiungere alla corona di Luigi XIII. Alla fine le due parti firmarono un trattato che conteneva una clausola segreta in base alla quale Bernardo, a guerra finita, avrebbe ottenuto il Langraviato d’Alsazia e la contea di Hagenau senza però specificare se tale possedimento sarebbe stato indipendente o meno visto che non si parlava di un suo distacco dal Sacro Romano Impero, il che comportava che la Francia non poteva accampare pretese su di esso. Firmato l’accordo Bernardo si dedicò subito alla conquista delle terre promessergli e concluse la campagna nel 1638 occupando Breisach, punto di accesso sul Reno al cuore della Germania. Fatto ciò andò a battere cassa da Richelieu chiedendo l’immediata assegnazione di quelle terre affermando che tutte le terre germaniche dovevano restare sotto principi germanici, il che avrebbe portato la storiografia tedesca a vedere a lui un partigiano delle libertà germaniche mentre gli storici anglosassoni come Veronica Wedgwood sospettano ragioni meramente personali dietro la sua condotta. Il cardinale ovviamente non avrebbe voluto cedere, ma avendo bisogno dell’esercito di Bernardo le opzioni erano poche se non che improvvisamente questi si ammalò e morì lasciando un ambiguo testamento in cui passava l’Alsazia al fratello, il quale però non era in condizione di accettare avendo gli eserciti imperiali accampati in casa, o in caso di suo rifiuto al re di Francia; ancora una volta ci fu un pericoloso non detto perché è assai probabile che questa cessione in favore della Francia fosse solo per la durata della guerra, ma Bernardo non si premurò di metterlo nero su bianco. Facciamo adesso un salto al 1644 quando, forte del fatto di occupare l’Alsazia adesso con truppe proprie, la Francia andò a trattare la pace di Westfalia con l’Impero intenzionata a tenersela. Sia l’imperatore che i principi tedeschi avrebbero voluto evitare di avere il re di Francia in pianta stabile sul Reno, ma il primo vedeva i suoi eserciti scomparire uno dopo l’altro sotto l’urto dei franco-svedesi mentre i secondi erano divisi dai piccoli interessi dei singoli. Si giunse così a un accordo che sarebbe stato in seguito definito “seme eterno di guerre” perché i diritti sull’Alsazia veniva ceduta dall’imperatore al re di Francia senza però determinare l’estensione di questi diritti e il territorio manteneva i privilegi delle città imperiali sebbene non potesse inviare suo delegati alla Dieta; la questione può apparire di lana caprina, ma in realtà i problemi futuri nacquero qui perché non era chiaro se l’Alsazia rimanesse dentro o fuori l’Impero e quindi se fosse una terra dell’impero appannaggio del re di Francia oppure una nuova provincia del regno di Francia staccatasi dal resto del Sacro Romano Impero Germanico. Chi restava indipendente e dentro l’Impero era invece la Lorena, ma con la Francia che non faceva mistero delle sue ambizioni su di essa in quanto gli era necessaria per ottenere un rapido collegamento con l’Alsazia.Durante il periodo delle guerre di Luigi XIV i francesi occuparono la Lorena per trent’anni, ma con la pace di Ryswick dovettero restituirla al legittimo duca; occupata nuovamente dai francesi durante la guerra di successione spagnola il destino della Lorena si decise nel 1737 al termine della guerra di successione polacca quando, con il trattato di Vienna, l’ex-re di Polonia Stanislao Leszczynski, suocero di Luigi XV, venne compensato della perdita del trono con la Lorena mentre i duchi di Lorena ricevettero la Toscana rimasta vacante dall’estinzione della dinastia dei Medici. Ovviamente era da tutti sottointeso che alla morte di Leszczynski la Lorena sarebbe passata al re di Francia cosa che puntualmente avvenne 1766 creando però una situazione di diritto ben diversa rispetto all’Alsazia in quanto il Ducato veniva legittimamente annesso al Regno di Francia a seguito della successione di Luigi XV nei suoi diritti.
Per quasi un secolo la situazione rimase invariata perché la Francia, nelle sue varie trasformazioni post rivoluzionarie, restava troppo forte rispetto a una Germania divisa perché si potessero contestare i suoi diritti su questi territori, anzi erano i tedeschi ad avere paura di una nuova spinta espansionista francese avendo Thiers proclamato che il confine naturale della Francia era tutta la riva sinistra del Reno. Le cose cambiarono quando in Germania emerse uno stato, la Prussia, che si pose alla guida del processo di unità nazionale; per far ciò Bismark doveva eliminare dal gioco tutte quelle potenze che ovviamente avevano solo da perdere da un’unione tedesca e quindi l’Austria e la Francia. La Francia soprattutto rischiava di veder distrutto quello che era stato definito il suo più grande successo diplomatico cioè l’aver sancito, con la pace di Westfalia, la frammentazione della Germania; date queste premesse lo scontro tra le due potenze era inevitabile ed esplose nel 1870 portando al disastro francese a Sedan. Va detto che la guerra non era scoppiata per l’Alsazia-Lorena e il destino di quei territori non era neanche tra i primi pensieri del cancelliere di ferro; certo i pan-germanisti rivendicavano la loro appartenenza all’area tedesca, ma come abbiamo visto la questione era da un punto di vista giuridica quantomeno ambigua e la dissoluzione operata da Napoleone del Sacro Romano Impero l’aveva ingarbugliata ancora di più dato che la Confederazione germanica, sorta dalle ceneri dell’impero, non comprendeva neanche l’Alsazia. C’erano ovviamente anche argomenti di carattere culturale e linguistico a favore dell’uno o l’altra proprietà, il dialetto alsaziano è di ceppo germanico, ma alla fine furono le considerazioni militari a svolgere il ruolo decisivo. Fu infatti lo stato maggiore tedesco a convincere Bismark a pretendere l’annessione di quasi tutta l’Alsazia e di una porzione della Lorena a causa dei già detti vantaggi strategici rappresentati da questi territori. In seguito il cancelliere si sarebbe grandemente pentito di questa scelta perché sperava che la Francia, com’era già accaduto dopo Waterloo, superasse la sconfitta e instaurasse dei rapporti quanto meno normali con il nuovo stato tedesco, ma l’amputazione subita assunse la forma di un’ossessione insuperabile per i francesi. Giusto a titolo di esempio in tutte le scuole le cartine della Francia vedevano le due province perdute velate di nero in modo tale che le nuove generazioni non dimenticassero mai e nel 1914 ben trenta generali dell’esercito francese venivano dalle file dell’emigrazione alsaziana. In un clima del genere è ovvio che nessun politico francese potesse anche solo suggerire una distensione dei rapporti con il Reich senza andare incontro al biasimo generale e anzi il dovere di preparare il paese per la revance divenne una mitologia ampiamente sfruttata da tutti i governi per giustificare le proprie politiche.
La resa dei conti si ebbe con la guerra del ’14-’18 e sin da subito per la Francia non fu in discussione che, in caso di vittoria, le due province le sarebbero dovute essere restituite (lo sostenne anche espressamente il presidente Wilson nei suoi 14 punti) cosa che avvenne con il trattato di Versailles nel 1919 spostando però il sentimento di uno sfregio subito in capo ai tedeschi, sebbene in dimensioni meno esasperate anche in ragione di rivendicazioni più sentite come quella di Danzica. Dopo la sconfitta francese nel 1940 Hitler riannetté queste terre al Reich e 130.00 loro abitanti furono chiamato a servire nella Wehrmacht (i così detti malgré-nous). Dopo il 1945, con il definitivo ritorno delle due province alla Francia, questa condusse una dura azione di assimilazione culturale e nel 2014 ha creato grandi proteste, soprattutto in Alsazia dove sono forti movimenti sia filo-tedesco che autonomisti, la decisione presa dal governo, all’interno del processo di riforma amministrativa, di eliminarle come province a se stanti a favore del nuovo dipartimento del Grand Est.
Nonostante il nuovo clima d’intesa franco-tedesca in ottica europea ad oggi la Germania non ha mai ufficialmente rinunciato alle sue rivendicazioni sull’Alsazia-Lorena sebbene i due paesi, con il trattato dell’Eliseo del 1963, si siano impegnate a condurre relazioni d’amicizia e a non farsi più la guerra.
Al termine di questa lunga disamina voglio dire la mia in merito alla legittimità delle pretese dei due stati e, in punta di diritto e di storia, mi sento di affermare che, almeno per l’Alsazia, la Germania ha più argomenti a suo favore. L’indeterminatezza del trattato di Munster rende certamente complesso stabilire in che modo i diritti sull’Alsazia siano passati alla Francia, ma considerando che furono i re francesi per primi a insistere che il territorio restasse all’interno dei confini del Sacro Romano Impero, per poter intervenire nella politica interna di questo, mi sento di affermare che l’Alsazia fosse da considerare come un territorio imperiale appannaggio del re di Francia e legata a questi sulla quale quindi lo stato francese, una volta abolita la monarchia titolare di quell’appannaggio, non aveva diritti se non quelli di mera occupazione. Al contrario la Lorena, essendo stata annessa legittimamente a seguito della successione di Luigi XV nel titolo ducale, era stata inglobata nel Regno di Francia come parte di esso e dunque ne segue le vicende anche nelle forme istituzionali che sono seguite all’eliminazione dell’istituto monarchico
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