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USS Monitor vs CSS Virginia – La prima battaglia tra corazzate della storia

La guerra di secessione americana fu sia il primo conflitto industriale della storia sia l’antesignano militare della prima guerra mondiale. Tutti i caratteri fondamentali della Grande Guerra possono infatti essere rintracciati in forma embrionale nella guerra civile americana e solo l’eurocentrismo ottuso del vecchio continente impedì agli eserciti europei di apprendere alcune delle rivoluzioni strategiche che, forse, avrebbero evitato alcuni insensati bagni di sangue nel 1914. L’irruzione della grande industria nei conflitti con la conseguente possibilità di armare e tenere in campo eserciti di dimensioni fino ad allora inconcepibili, il devastante effetto delle nuove armi da fuoco a canna rigata che, unite a una forte posizioni difensiva, archiviavano le vecchie cariche alla baionetta settecentesche destinate a diventare tristi marce di morte sotto il fuoco costante e preciso dei fucili nemici, la definitiva fine della cavalleria come arma decisiva sul campo di battaglia e infine il ruolo vitale di una buona rete ferroviaria per spostare e rifornire rapidamente gli eserciti; questi sono solo alcune delle novità che fecero per la prima volta capolino durante il conflitto tra Unione e Confederazione. Tendenzialmente si è portati a vedere la guerra civile americana come principalmente un conflitto terrestre e a concentrare la propria attenzione sulla grandi battaglie campali (Antietam, Shiloh, Gettysburg ecc.), ma anche sul mare questo conflitto portò a una rivoluzione bellica di importanza assoluta che anzi avrebbe cambiato per sempre il combattimento navale. Questa rivoluzione si ebbe il 9 Marzo 1862 quando le navi CSS Virginia e USS Monitor si diedero battaglia nelle acque di Hampton Roads; cosa ebbe di speciale questo scontro? Fu la prima battaglia tra navi corazzate della storia.

All’alba della secessione per il Sud si poneva un problema di prim’ordine: la completa inesistenza di una marina confederata. Se infatti negli stati secessionisti c’era una buona tradizione militare che avrebbe permesso alla confederazione di mettere rapidamente in piedi un efficiente esercito in grado di supplire con la sua qualità a certe deficienze industriali, sul mare la situazione era molto più nera. Da sempre era stato il Nord la terra dei marinai e non a caso allo scoppio della guerra dell’intero personale della marina americana, che contava 1150 ufficiali, solo 671 erano del sud e di questi a malapena 321 passarono alla confederazione. L’assenza di una flotta non era cosa di poco conto in quanto il generale Winfield Scott, Generale in capo dell’Unione, preventivando sin da subito un conflitto lungo aveva varato il così detto Piano Anaconda: la flotta unionista avrebbe dovuto attuare un blocco navale dei porti del meridione al fine di strangolare economicamente la Confederazione. In effetti un blocco navale, per quanto impresa grandiosa considerando gli oltre 10.000 km di costa da coprire, poteva realmente essere devastante per il Sud il quale, non avendo una solida base industriale come il Nord, aveva necessità di vendere il suo prezioso cotone all’estero in cambio di rifornimenti e materiale bellico. Gli stati europei infatti se non erano pronti ad arrischiarsi a riconoscere il Sud come nazione, anche a causa dell’astuta propaganda settentrionale della guerra contro la schiavitù, non si fecero scrupoli a commerciare con entrambe le fazioni in lotta. Se consideriamo che il fucile inglese Pattern 1853 Enfield fu la spina dorsale dell’armamento confederato e che durante tutto il conflitto furono acquistati qualcosa come 580.000 fucili si capisce perché il Sud non potesse in alcun caso permettersi un blocco. Il ministro della marina confederata Stephen Mallory ebbe sin da subito chiara la natura del problema e si adoperò a lavorare di realtà e non d’illusioni; l’idea di poter competere sul piano della quantità col Nord creando dal nulla una flotta da guerra era fantascienza tenuto conto che in tutti gli Stati Confederati vi erano solo due cantieri militari, Pensacola e Norfolk, di cui solo il secondo era immediatamente pronto alla produzione. Se si voleva affrontare il Nord sul mare era allora necessario cambiare completamente le regole del gioco, scommettere su una rivoluzione assoluta della guerra navale, già per altro iniziata in Europa con l’invenzione delle granate esplodenti Paixhans; questa rivoluzione avrebbe assunto tre nomi: mine, sottomarini e sopratutto corazzate. Il padre della prima corazzata mai costruita fu il comandante John Brooke che nel Giugno 1861 abbozzò il progetto di questo nuovo tipo di nave che venne immediatamente accolto con entusiasmo presso il ministero della marina confederato. Gli inconvenienti tecnici e logistici per la costruzione della gigantesca unità però non erano da poco; stando infatti al progetto la nave avrebbe avuto bisogno di macchine a vapore assolutamente impossibili da produrre in breve tempo con la scarsa industria del Sud. L’uovo di Colombo venne trovato con la decisione di recuperare il relitto della USS Merrimack dal porto di Norfolk. La Merrimack era una fregata della nuovissima classe Wabash che, al momento della secessione della Virginia, si trovava a Norfolk per la sostituzione delle macchine a vapore; per impedire la sua cattura ad opera dei confederati l’equipaggio l’aveva autoaffondata e il suo relitto apparve dunque un’eccellente fonte di materiali per la costruzione della nuova nave che avrebbe dovuto dare al Sud il vantaggio sui mari. Non solo i macchinari, ma anche lo scafo della Merrimack venne usato tagliandolo e abbassandolo fino a 60 cm sotto la linea d’immersione. Al centro dell’imbarcazione era posizionata una casamatta di forma tronco-piramidale fatta di pareti di quercia spesse più di 60 cm e ricoperta di corazze di ferro a loro volta spesse oltre 10 cm in due strati, si pensò di dare a questa struttura un’inclinazione di 35° così da favorire il rimbalzo dei colpi nemici contro di essa; nella parte superiore della casamatta era posizionato il ponte di comando e il fumaiolo . L’intero vascello era lungo 84 m di cui 52 erano coperti della casamatta mentre i restanti erano due estremità che si estendevano davanti e dietro questa a 60 cm sotto il livello del mare. La scelta di questa forma era dovuta sia alla volontà di dare allo scafo una sagoma più penetrante che dall’evitare che le onde createsi dal moto dei motori potessero entrare attraversi le feritoie. A prua era posto uno sperone di ferro fuso lungo circa 1,20 m mentre a poppa l’elica e il timone della nave erano a loro volta protette da una corazzatura speciale. L’armamento del vascello era dato da due moderni cannoni Brooke a canna rigata da 7 pollici (177,8 mm) posizionati uno a prua e uno a poppa muniti di un perno che permetteva al pezzo di sparare da tre feritoie una frontale e due laterali; sui fianchi erano poi posizionati due cannoni rigati da sei pollici e altri sei cannoni lisci da 9 pollici. Il tallone d’Achille della nave stava nelle pessime macchine motore della Merrimack che le consentivano di raggiungere la scarsa velocità di 5 nodi. Il 7 Marzo la corazzata venne varata dandole il nome di CSS Virginia inaugurando una nuova era nella storia delle guerra navale. La CSS Virginia era infatti una novità assoluta, una completa rottura rispetto a qualsiasi nave da guerra fino ad allora esistente; infatti come spiega Raimondo Luraghi inglesi e francesi avevano già dal 1859 iniziato a presentare delle navi corazzate, ma si era trattato di vascelli del vecchio tipo con montata su appunto una corazza mentre la CSS Virginia aveva eliminato ogni elemento superfluo come alberature e sovrastrutture limitando l’intera imbarcazione a corazza e cannoni. Al comando della nuova unità venne posto il commodoro Franklin Buchanan, che prima della secessione aveva creato l’Accademia navale di Annapolis, e gli ufficiali vennero scelti tra i migliori in organico confederazione; per i 300 uomini d’equipaggio invece, data la penuria di marinai nel meridione, si fece affidamento su soldati volontari di New Orleans. Meno di ventiquattrore dopo il suo varo la CSS Virginia si apprestò a dare battaglia alla marina unionista che dal 9 Maggio 1861 aveva iniziato il blocco della baia di Hampton Roads dove si trovava il porto di Norfolk e sfociavano i fiumi Potomac, York e James. Il controllo del mare che dava su Hampton Roads era vitale per entrambi gli schieramenti infatti fintanto che il blocco unionista fosse rimasto non solo il porto di Norfolk, uno dei principali della confederazione, restava isolato, ma era impossibile per i sudisti costringere alla resa le guarnigioni unioniste a Fort Monroe e Newport News alle due estremità di quella che era chiamata la Penisola virginiana. Inoltre, ma ciò i confederati in quel momento non potevano saperlo, a Nord il generale in capo unionista McClellan stava organizzando quella che sarebbe passata alla storia come la campagna peninsulare cioè lo sbarco dell’Armata del Potomac a Fort Monroe per poi risalire la Penisola e prendere sul fianco la capitale confederata Richmond; perché però quest’ambizioso piano avesse successo era necessario che la flotta unionista mantenesse il controllo dei mari in modo tale da proteggere e rifornire le truppe che sarebbero sbarcate in Virginia. La squadra navale unionista era imponente: presso Fort Monroe vi era la fregata a vela Congress armata con cinquanta cannoni, la corvetta a vela Cumberland con trenta cannoni mentre a Newpost News la fregata a vela St. Lawrence da cinquanta cannoni e le fregate a vapore Minnesota e Roanoke considerate tra le navi più moderne del mondo; incrociavano poi una serie di unità minori come cannoniere e navi di supporto. A confronto la forza confederata che stava per dare battaglia appariva a prima vista ridicola perché oltre alla CSS Virginia vi erano solo cinque cannoniere (Beaufort, Raleight e Teaser da un cannone, la Jamestown da due cannoni e la Patrick Henry da dieci cannoni) che al massimo avrebbero potuto supportare la CSS Virginia, ma mai confrontarsi frontalmente con le grandi fregate dell’Unione; i confederati scommettevano dunque tutto sulla loro nuova corazzate che o avrebbe vinto praticamente da sola o sarebbe finita in fondo al mare della Virginia. Erano le 12,30 quando i marinai della flotta unionista avvistarono la squadra nemica e possiamo solo immaginare lo sbigottimento quando videro che a guidare l’attacco vi era questo strano vascello basso, quasi mezzo sprofondato nell’acqua, grigio e tutto ricoperto di ferro. Dopo l’iniziale sorpresa la cannoniera unionista Zouave fu la prima ad aprire il fuoco contro la CSS Virgina senza però sortire alcun effetto, la nave confederata proseguì così la sua avanzata puntando direttamente contro la Congress e la Cumberland. Le due grosse imbarcazioni iniziarono a loro volta a tempestare la corazzata di colpi, ma quelli che andavano a segno o esplodevano o rimbalzavano sulla corazza in entrambi i casi senza lasciare alcun danno. Il primo colpo del 7 pollici della CSS Virginia fu per l’albero maestro della Congress, ma il bersaglio vero fu la Cumberland il cui scafo iniziò ad essere squarciato dai precisi colpi messi a segno dai cannoni della nave confederata. Infine la CSS Virginia speronò la Cumberland infilzando per intero il suo rostro dentro l’imbarcazione nemica sulla quale, nello stesso momento divampò un incendio; l’impatto era stato talmente violento che quando la CSS Virginia fece macchine indietro per disincagliarsi della Cumberland una parte dello sperone rimase incastrata all’interno della corvetta unionista. Nonostante il danno devastante subito dalla Cumberland, che iniziò ad imbarcare acqua e a inclinarsi, lo scontro continuò finché, dopo un’ultima esplosione, la nave nordista non colò a picco; fino alla fine i marinai dell’unione aveva continuato a sparare contro il nemico rifiutando anche una finale offerta resa e preferendo invece affondare con la bandiera alzata. Nonostante fosse stata costantemente bersagliata dai trenta cannoni della Cumberland la CSS Virginia non aveva riportato nessun danno fatta eccezione per 19 marinai morti o feriti a causa di schegge penetrate dalle feritoie e due dei cannoni dei fianchi messi fuori uso. Dato il successo il commodoro Buchanan decise di raddoppiare e senza alcun timore reverenziale puntò dritto contro i cinquanta cannoni della Congress; sulla grande fregata unionista il capitano, dopo aver assistito alla fine della Cumberland, capì che contro quel mostro non c’erano speranze e così, fatti due calcoli, decise che la scelta migliore era ritirarsi per evitare la distruzione o peggio la cattura. La sfortuna però era dalla parte degli unionisti perché la Congress, tentando di manovrare nell’acqua bassa per allontanarsi, si incagliò finendo alla marcié della CSS Virginia che si poté avvicinare indisturbata. Non potendo avvicinarsi tanto da abbordare la fregata unionista, a meno di rischiare la medesima fine, la corazzata iniziò a colpire senza pietà l’imbarcazione nemica uccidendone il comandante e mettendone rapidamente a tacere i cannoni. Con in mano ormai un relitto in fiamme pieno di morti e feriti il secondo in comando della Congress ordinò di alzare bandiera bianca e due cannoniere confederate si avvicinarono per ricevere la resa. La Congress però si era incagliata proprio davanti Fort Monroe e le batterie costiere di questo continuarono a sparare contro le cannoniere sudiste ignorando il fatto che così facendo colpivano anche i loro compagni della Congress; a fronte del rischio di perdere le cannoniere il commodoro Buchanan ordinò a queste di ripiegare mentre la CSS Virginia completò la distruzione della Congress a colpi di granate incendiare. Anche stavolta né i cinquanta cannoni della nave unionista né le batterie costiere di Fort Monroe erano riusciti a produrre il ben che minimo danno nella corazza della CSS Virginia che sembrava in grado di dominare lo scontro senza alcuna difficoltà. Per la flotta nordista però l’incubo non sembrava dover avere fine in quanto la Minnesota, una delle due modernissime fregate di classe Wabash, dirigendosi verso il luogo dello scontro si era a sua volta incagliata e sembrava dunque dover essere la successiva vittima della CSS Virginia. Fortuna, tra virgolette ovviamente, volle che la fregata si fosse arenata in un punto molto lontano dalle acque profonde navigabili dalla corazzata confederata che, visto anche che stava calando il buio, preferì non arrischiarsi in manovre azzardate limitandosi a sparare qualche colpo da 1600 m. Furono invece due cannoniere sudiste ad accostarsi attraverso uno stretto canale alla Minnesota così da tempestarla per due ore di colpi prima di ritirarsi lasciando però un nemico seriamente danneggiato e pronto per essere finito il giorno dopo dalla CSS Virginia quando la luce del giorno avrebbe permesso un tiro preciso e fatale. In appena un pomeriggio la marina unionista aveva subito una disastrosa sconfitta mentre la storia della guerra navale aveva subito una svolta decisiva. Una singola nave armata con dieci cannoni aveva spazzato via due potenti unità forti di centoventi bocche da fuoco, uccidendo e ferendo quasi trecento marinai, a fronte di soli due morti, diciannove feriti e zero danni. Per fare un confronto quel primo giorno di battaglia nelle acque di Hampton Roads era stato l’equivalente navale della battaglia di Pavia del 24 Febbario 1525 quando la temibile cavalleria francese era stata massacrata dal fuoco dei moschetti dei tercio spagnoli. Il disastro unionista però non era dato solo dalla perdita della Cumberland e della Congress, nonché della probabile distruzione della Minnesota il giorno, ma anche dal fatto che a causa della CSS Virginia il blocco era stato infranto, l’Armata del Potomac aveva perso il suo punto di sbarco e le guarnigioni di Fort Monroe e Newport News erano rimaste isolate. Se poi dal fosco si voleva passare a vedere il nero più profondo si poteva dire che se nella flotta unionista non c’era alcuna unità in grado di confrontarsi con la corazzata confederata questa avrebbe potuto fare il bello e il cattivo tempo arrivando anche a penetrare nei porti di New York o Boston per fare strage del naviglio mercantile o bombardare qualsiasi città portuale o fluviale del Nord inclusa la stessa Washington. Ovviamente nel Sud la reazione fu diametralmente opposta tra esplosione di esultanza popolare e voli pindarici sui mirabolanti risultati che si sarebbero potuti raggiungere grazie alle corazzate; il fuoco che per tutta la notte continuò ad ardere nel relitto della Congress, finché verso le due l’imbarcazione non esplose quando il rogo raggiunse la santabarbara, sembrava un triste presagio su ciò che sarebbe successo il giorno dopo alla Minnesota. Fu forse questa certezza assoluta nei loro mezzi che portò i confederati a ignorare il movimento di una strana e piccola imbarcazione che verso le 23 si portò dietro la fregata incagliata;si pensò a un rimorchiatore o a una qualche nave di soccorso comunque niente di cui preoccupasi e invece…

Alle sette di mattina del 9 Marzo 1862 la CSS Virginia riprese il mare con l’obiettivo di spazzar via anche la Minnesota. Apparentemente tutto era tranquillo e un primo colpo di cannone andò subito a segno contro l’impotente fregata nordista, ma subito dopo questo primo sparo da dietro la Minnesota sbucò a tutta velocità un qualcosa dalla forma ancor più strano della corazzata confederata. Raimondo Luraghi riferisce che i testimoni di quella storica giornata vedendo per la prima volta muoversi quella strana figura la paragonarono a una grossa tavola o meglio a un vassoio galleggiante con al centro una formaggiera o una scatola di conserva di dimensioni enormi. La USS Monitor era appena scesa in campo frapponendosi tra la squadra confederata e la Minnesota e preparandosi a sfidare la CSS Virginia in quello che sarebbe stato il primo scontro tra corazzate della storia.

Se la CSS Virginia era un prodigio tecnico la USS Monitor è stata definita dal Luraghi come l’ispirazione di un genio. Eppure questo capolavoro dell’ingegneria navale ebbe un parto piuttosto travagliato in quanto il segretario alla marina del Nord Gideon Welles, al contrario della sua controparte del Sud, aveva molto sottostimato il ruolo che avrebbero potuto svolgere le navi corazzate nonché gli effetti delle più moderne artiglierie sugli scafi delle vecchie navi di legno. Sempre Luraghi prova a spiegare tale differenza di approccio con un argomento che ritengo abbastanza convincente: paradossalmente il Sud fu avvantaggiato dalla sua mancanza di tradizioni navali, ciò fece in modo che non vi fossero quei tipici blocchi di potere all’interno di un’arma per natura diffidenti a ogni novità. Le voci però del progetto della CSS Virginia a un certo punto iniziarono a trapelare nell’Unione spingendo i più accorti o i più prudenti a domandarsi quale sarebbe stato l’esito di un confronto tra una nave di ferro e una di legno. Fu così che, comunque con lentezza, si iniziarono a studiare i primi progetti per una nave corazzata, ma il primo risultato, una cannoniera corazzata battezzata Galena, destò più dubbi che entusiasmi. Fu a questo punto che entrò in scena il capitano John Ericsson, un brillante ingegnere militare di origini svedesi già progettista della prima nave da guerra americana ad elica e che già nel 1854 aveva proposto a Napoleone III un prototipo di quella che sarebbe stata poi la sua nave capolavoro. A Ericsson vennero presentati i progetti della Galena per un parere; lui non solo li approvò, fugando molti dubbi sulla navigabilità e la resistenza del vascello, ma propose il suo progetto di una nave corazzata che sarebbe stata invulnerabile alla gran parte delle artiglieria del tempo nonché in grado di manovrare anche nei bassi fondali. Se il Sud aveva dovuto praticamente usare quasi tutte le sue risorse industriali per mettere su la CSS Virginia il Nord non fu da meno con le industrie metallurgiche e i cantieri navali di New York e Brooklyn mobilitati per recuperare lo svantaggio con i confederati. In meno di cento giorni la chiglia era pronta e il 30 gennaio 1862 venne ufficialmente varata la USS Monitor chiamata così perché fosse appunto da monito tanto ai confederati quanto a qualsiasi potenza straniera che avesse in mente di sostenere i ribelli. Come detto la nave era un autentico prodigio ingegneristico: lo scafo era sormontato da un ponte piatto di forma ovoidale e terminante a punta sia a prua che a poppa, il ponte era più lungo rispetto allo scafo (54,42 x 12,49 contro 37,18 x 10,36) che era così interamente invisibile sotto la linea di galleggiamento dell’imbarcazione. Il ponte era fatto di quercia dello spessore di 30 cm tranne che nelle parti inferiori delle due sporgenze a prua e a poppa dove lo spessore arrivava a 1,52 m; in tal modo, come scrive Luraghi, il rivestimento di quercia circondava lo scava con un anello protettivo che, estendendosi a più di un metro sotto il livello del mare, rendeva la USS Monitor invulnerabile agli speroni. Il rivestimento di quercia era infine completamente rivestito da un’armatura di ferro di 13 cm così come rivestito interamente di ferro era anche il ponte. Quest’ultimo poi era praticamente vuoto così da non offrire bersagli al nemico in battaglia, le ciminiere erano infatti smontabili mentre timone, elica e ancora erano posizionate in tre distinti pozzi situati sotto il ponte. L’unica cosa che risaltava era la grande torre centrale (altra 2,50 m e con 10 m di circonferenza) fatta di piastre di ferro di 20 cm all’interno della quale si trovavano due cannoni Dahlgreen da 11 pollici. La torre era forse il pezzo forte dal punto di vista tecnico perché non solo i cannoni potevano essere ritratti all’interno sigillando le loro feritoie con portelli corazzati, ma l’intera struttura era girevole grazie a una macchina a vapore manovrabile da un solo uomo. Infine a prua era situata la torretta di comando sporgente per appena 1,15 m e fatta anch’essa da blocchi di ferro sovrapposti dello spessore di 23 cm. Se la CSS Virginia aveva avuto bisogno di trecento marinai per essere manovrata, alla USS Monitor ne bastavano cinquantotto e per il comando fu scelto il capitano John L. Worden un esperto uomo di mare dotato di grande coraggio. Il fatto che la USS Monitor si trovasse a Hampton Roads fu frutto del caso in quanto l’imbarcazione aveva preso il mare per la prima volta il 6 Marzo con l’obiettivo di bombardare le fortificazione costiere confederate sul Potomac raggiungendo il luogo della battaglia alle 21 quando già la CSS Virginia si era ritirata e la Minnesota si trovava incagliata. Il comandante della squadra unionista Marston decise di contravvenire all’ordine di far procedere la nuova imbarcazione verso Washington disponendo invece che la USS Monitor andasse a nascondersi dietro la Minnesota così da proteggere la fregata quando il giorno dopo la CSS Virginia avrebbe fatto ritorno.

La prima a sparare fu proprio la USS Monitor, ma il colpo rimbalzò sulla corazza della sua controparte confederata. Anche la bordata della CSS Virginia però non conseguì miglior risultato e così, dopo questo scambio “di presentazione” e mentre le cannoniere confederate di scorta si ritirarono per evitare di essere sventrate dalla USS Monitor, le due imbarcazioni mossero l’una contro l’altra per dare inizio al duello. Ben presto i vascelli si trovarono a scambiarsi colpi a breve distanza e in questo contesto la maggior manovrabilità della USS Monitor gli permetteva di cambiare continuamente posizione alla ricerca di un punto debole dell’avversario. Di fronte alla apparente impossibilità reciproca di scalfirsi le corazze si passò a cercare un urto fortunato e così se la USS Monitor per poco non spezzò l’elica della CSS Virginia, questa tentò di colpire la corazzata nemica col suo sperone, ma grazie a una rapida manovra l’imbarcazione unionista riuscì a ricevere il colpo d’obliquo e anzi si trovò a una distanza così minima da poter sparare un colpo praticamente a bruciapelo. Fu questo il tiro più pericoloso della giornata perché colpì la CSS Virginia nella parte anteriore della casamatta con tale violenza da lanciare a terra gli addetti ai pezzi  e incrinando le piastre esterne della blindatura. Dopo quattro ore di scontro era ormai evidente a tutti che si era di fronte a uno stallo completo in quanto nessuna delle due navi aveva imbarcati cannoni di una tale potenza da perforare la corazza della contro parte; questo impasse però giocava a favore della USS Monitor il cui obiettivo primario era impedire alla CSS Virginia di provocare altri danni alla flotta unionista. La corazzata confederata infatti non poteva concentrarsi sull’incagliata Minnesota sia perché doveva coprire le sue cannoniere, che se lasciate in balia della USS Monitor sarebbero andate in pezzi, sia perché disinteressandosi della corazzata nemica c’era il rischio che questa manovrasse per piazzare un colpo preciso dentro i sabordi. L’unico svantaggio della USS Monitor era che le sue ridotte dimensioni permettevano un trasporto limitato di proiettili e così durante lo scontro essa in più di un’occasione aveva dovuto disimpegnarsi per fare rifornimento, ma questi brevi intervalli non era sufficienti alla CSS Virginia per avvicinarsi alla Minnesota in quanto la USS Monitor teneva la fregata incagliata costantemente nel suo campo di tiro e comunque il pescaggio della corazzata confederata non le permetteva di avvicinarsi a sufficienza senza correre il rischio di incagliarsi a sua volta. Le scontro si spense infine dopo le 14 quando un colpo della CSS Virginia centrò in pieno la torre girevole della USS Monitor mettendo fuori gioco il comandante Worden, la corazzata unionista ruppe così nuovamente il contatto per riorganizzarsi al suo interno e la CSS Virginia, dopo qualche velleitario tiro contro la Minnesota, decise di approfittare del momento per rientrare a Norfolk. La USS Monitor, dove il primo ufficiale Green aveva assunto il comando, tornò il posizione, ma preferì a sua volta non arrischiarsi in un inseguimento del nemico. La battaglia di Hampton Roads era finita.

Chi vinse il primo confronto tra corazzate della storia? Su questo argomento sono stati versati fiumi d’inchiostro. Se si fa il mero calcolo delle perdite non si può che constare una pesante sconfitta dell’Unione con due imbarcazioni perse e una danneggiata contro nessuna perdita per i confederati; se però si prende anche in considerazione l’obiettivo per cui la CSS Virginia era stata messa in campo, spezzare il blocco unionista, è incontestabile che ciò non era riuscito perché la semplice presenza della USS Monitor aveva castrato le possibilità della corazzata confederata. La tesi più acclarata, che personalmente ritengo corretta, è quella di uno stallo tattico, ma di una vittoria strategia dell’Unione. La CSS Virginia rimase infatti bloccata dentro Norfolk, non potendo uscire in mare aperto e portare attacchi contro i porti dell’Unione, mentre il generale McClellan mantenne il suo punto di sbarco anche se in seguito la campagna penisulare fu un fiasco in parte, secondo alcuni storici, anche per l’iniziale timore che il comando unionista ebbe nell’avvicinarsi al fiume James dove incrociava la CSS Virginia. Più importante però fu che il blocco del Sud poté restare in piedi e, sebbene questo non ebbe l’efficacia ad esempio del blocco inglese alla Germania durante la Grande Guerra, è incontestabile che ridusse le possibilità di commercio estero e quindi di approvvigionamento della Confederazione la quale, ricordiamo, non aveva una forza industriale pari a quella del Nord in grado di supportare un lungo conflitto.  Per il Sud la maggiore possibilità di vittoria stava nel mantenere l’iniziativa e portare la guerra al Nord, ma quando questa strategia naufragò a Gettysburg, che non fu dove i confederati persero la guerra bensì dove persero la possibilità di vincerla, l’unica speranza della Confederazione fu in una resistenza ad oltranza che sfiancasse il nemico. L’assenza però di un costante rifornimento estero che compensasse l’assenza di un parco industriale adeguato alla lunga rese inevitabile che la maggiore capacità materiale del Nord avesse la meglio sul coraggio del Sud.

Hampton Roads però se fu indirettamente importante per gli esiti della guerra di secessione lo fu ancora di più per l’intera evoluzione della guerra navale. In due giorni  erano  infatti state rese obsolete tutte le vecchie flotte in legno consacrando invece il primato delle corazze unite alla forza propulsiva delle macchine a vapore. Il grande successo della CSS Virginia e della USS Monitor convinse definitivamente tanto le marine del Nord che del Sud a scommettere sulle corazzate: la Confederazione avviò la costruzione di ben trentadue vascelli sul modello dalla CSS Virginia mentre quattordici emuli della USS Monitor avrebbero preso il mare dal lato dell’Unione. Più in generale tutte le principali potenze navali del mondo si resero conto di colpo che un pugno di nuove corazzate avrebbero potuto spazzare vie le più grandi e potenti flotte di legno; persino in Gran Bretagna, dove ci si faceva vanto della forza della marina, si ebbero attimi di panico nel constatare che in tutta la flotta inglese c’erano solo due navi che avrebbero potuto tenere testa alla CSS Virginia o alla USS Monitor. Hampton Roads aprì le porte al completo ripensamento delle navi da guerra con l’affermarsi delle corazze e delle torri girevoli insieme al contemporaneo pensionamento dei vascelli con gli alberi e le batterie di cannoni fisse ai fianchi. Come scrive Raimondo Luraghi la corazza per il momento aveva vinto il cannone.

Concludiamo però con una curiosità: né la CSS Virginia né la USS Monitor avrebbero visto la fine della guerra, ma nessuna delle due andò perduta per mano del nemico. La prima ad andarsene fu la CSS Virginia che venne incendiata dal suo stesso equipaggio per evitarne la cattura l’11 Maggio 1862 allorché i confederati dovettero abbandonare Norfolk durante le prime fasi della campagna peninsulare; la USS Monitor invece affondò durante una tempesta a largo del Nord Carolina il 31 Dicembre 1862 e il suo relitto venne riscoperto nel 1973.

 

Bibliografia:

  • Raimondo Luraghi, Storia della guerra civile americana
1 Response
  • marco
    29 Maggio 2017

    Episodio dal punto di vista evolutivo della tecnica militare e marittima di grandisssimo interesse, rievocarlo e analizzarlo compito meritorio. ho letto con interesse, pur conoscendo l’episodio, e rinfrescarmene la memoria m’ha dato ottime impressioni. scritto ben fatto.