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Jack lo squartatore – Enigmi e spunti di riflessione sulla vicenda

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L’ossessione per la ricerca del grande mistero, dell’enigma alla “Codice da Vinci” o di una qualche cospirazione ha fatto in modo che alcuni autentici enigmi nella vicenda di Jack lo squartatore siano rimasti sconosciuti al grande pubblico nonostante taluni di questi abbiano una complessità logico-deduttiva degne di un romanzo dell’epoca d’oro del giallo. Purtroppo questo articolo è già molto lungo e quindi ho dovuto effettuare una scelta in merito a ciò di cui parlare specificatamente in sezioni apposite, ma, sia per spirito di completezza e sia per stuzzicare ulteriormente la curiosità di voi lettori (sperando che perdoniate le dimensioni mastodontiche dell’elaborato), ho deciso di trattare per sommi capi (si fa per dire) alcuni dei più rilevanti punti interrogativi di cui ancora oggi gli esperti discutono.

  • L’omicidio della Chapman fu  il primo della vicenda dello squartatore in cui si ebbero delle buone testimonianze oculari: Albert  Cadosch, che abitava nell’edificio accanto a quello del delitto, uscì in cortile per recarsi al bagno attorno alle 5:15 quando sentì una voce femminile al di là della palizzata gridare “No!” seguito da un colpo secco contro il legno dello steccato; mentre tale  Elizabeth Long affermò di aver visto la vittima parlare con un uomo (Uomo:”Lo farai?” Chapman:”Si.”) alle 5:30 giusto davanti al edificio nel quale sarebbe stato trovato il corpo. La descrizione però della Long era tutt’altro che conclusiva dipingendo un individuo alto, di carnagione scura, aspetto da straniero (forse da intendersi per ebreo) e con indosso un cappotto scuro. Perché queste due testimonianze hanno creato così tanti grattacapi agli studiosi della vicenda di Jack lo squartatore? Beh i più attenti avranno già notato la contraddizione tra la testimonianza di Cadosch e quella della Long in quanto la seconda afferma di aver visto la vittima quindici minuti dopo che Cadosch  ebbe udito il supposto verificarsi del delitto; inoltre entrambe le testimonianze contraddicono le conclusioni a cui giunse il patologo legale che fissò l’ora della morte alle 4:30, orario però messo ulteriormente in dubbio dalla testimonianza di John Richardson che entrò nel cortile del delitto alle 4:41 senza trovarvi alcun cadavere. Molti sono stati i tentativi per cercare di superare queste discrepanze, principalmente o supponendo che Cadosch e la Long possano aver sbagliato orario, in questo senso si è supposto che gli strumenti da loro utilizzati per determinare l’ora, l’orologio di Spitalfields Church e le campane del Brewers Clock, potessero essere avanti, oppure supponendo che a sbagliarsi fu il patologo. Questa seconda ipotesi non è così peregrina perché vi sarebbe una spiegazione scientifica al possibile errore del medico legale: la mattina in cui Annie Chapman venne uccisa faceva piuttosto freddo ed è risaputo che le basse temperature posso ritardare la comparsa del rigor mortis; in tal senso è possibile spiegare la discrepanza di quasi un’ora tra la valutazione del patologo e le testimonianze. Comunque si tratta di ipotesi e la linea temporale della morte di Annie Chapman rimane ancora oggi non del tutto chiara. Resta però il fatto che, se prendiamo per veri gli orari di Cadosch e della Lang (magari supponendo che uno dei due possa essersi sbagliato di 15-20 minuti), lo squartatore sfuggi all’arresto per pochissimo dato che il corpo della Chapman fu scoperto alle 5:55.
  • rispetto al secondo delitto della notte tra il 29 e il 30 Settembre all’1:30 un poliziotto, agente Watkins, attraversò Mitre Square senza trovare alcun corpo mentre all’1:35 tre testimoni videro un uomo e una donna, che in seguito ritennero di riconoscere nella Eddows, parlare in una via vicina alla piazza. All’1:40 un altro poliziotto, agente Harvey, passò vicino Mitre Square senza entrare nella piazza, ma non vedendo né sentendo nulla di insolito. Il punto è che il cadavere della Eddows sarebbe stato scoperto all’1:44 sempre da Watkins che stava ripetendo il suo giro. Ora la Eddows era stata arresta dalla polizia per ubriachezza e rilasciata all’1:00 del 30 Settembre per cui la sua morte deve essere avvenuta tra l’1:00 e l’1:44, tenendo però anche conto del tempo che le occorse per andare dalla stazione di polizia di Bishopsgate fino a Mitre Square. La piazza era scarsamente illuminata e quindi il corpo, che si trovava a un angolo dal lato opposto all’unico lampione della stessa, sarebbe stato non visibile a chi non fosse fisicamente entrato a Mitre Square. Prendendo per buona la testimonianza di una Eddows ancora viva all’1:35 e se è quasi certo che quando Harvey all’1:40 passò vicino la piazza il corpo era già lì (è certo che l’omicidio sia avvenuto proprio in quell’angolo), è forse possibile che all’1:40 nella piazza, nascosto nell’ombra, vi fosse ancora anche l’assassino? Se così è si dimostrerebbe ancor di più la verità dell’affermazione di Roy Hazelwood che Jack lo squartatore, come molti altri serial killer, più che astuto o intelligente fu principalmente molto fortunato.
  • ancora rispetto ai delitti della notte tra il 29 e il 30 Settembre, ma stavolta con riferimento anche all’omicidio di Liz Stride, l’insieme di testimonianze ed orari potrebbe fornire una svolta inaspettata. Il cortile di Dutfield’s Yard dava sull’ingresso laterale di un’associazione socialista in cui si tenne una riunione la notte dei delitti; la riunione terminò tra le 11:45 e alle 12:40 il signor Eagle, segretario dell’associazione, rientrò in sede passando per Dutfield’s Yard trovandolo vuoto. Cinque minuti prima un agente di polizia, agente Smith, vide la Stride parlare con un uomo la cui descrizione, fatta eccezione per l’età, si avvicina a quella fornita dalla Long (tenete presente che tutti questi testimoni videro il possibile assassino di notte e di sfuggita). Noi non conosciamo come e perché nacque il battibecco a cui assistette Israel Schwartz, ma supponiamo che l’uomo che litigò con la Stride non fosse l’assassino e che era invece l’individuo visto dall’agente Smith il quale, trovando via libera, decise di colpire la vittima che aveva già adocchiato. Ricorderete che poche righe sopra ho riferito di come tre testimoni videro all’1:35 un uomo parlare con la Eddows; la descrizione di quest’uomo è molto simile a quella dell’agente Smith eccezion fatta per gli abiti. A questo punto le possibilità sono tre: né Smith né i tre di Mitre Square videro l’assassino, solo Smith o solo i tre videro l’assassino oppure infine sia Smith sia i tre videro l’assassino. Assumendo la terza ipotesi come si spiega il diverso abbigliamento? Escludendo che si sia cambiato per strada possiamo immaginare un possibile scenario: è l’1:00 e il carretto tentando di entrare a Dutfield’s Yard ha fatto fuggire Jack il quale però ha disperato bisogno di dare sfogo ai suoi istinti, ma allo stesso tempo non può sapere se qualcuno l’abbia visto e magari se lo stanno cercando. Allora l’assassino decide, prima di rimettersi a caccia, di tornare a casa per cambiarsi d’abito così da rendersi di nuovo anonimo! Tenendo conto che tra Dutfield’s Yard e Mitre Square la distanza media è di 20 minuti a piedi e che i tre testimoni videro la Eddows parlare con il possibile killer all’1:35, l’unica spiegazione è che l’abitazione di Jack si trovi in un punto a metà strada tra le due scene del crimine e cioè all’incirca al confine tra Whitechapel e Aldgate. Questo è l’unico modo in cui possono stare insieme le testimonianze di Smith, dei tre di Mitre Square e gli orari dei delitti. Ricorderete come il profilo dell’FBI affermasse che l’assassino molto probabilmente vivesse a Whitechapel e che io, allorché discussi i pro della sua identificazione in un macellaio, osservai come ad Aldgate vi fossero molti mattatoi. Ovviamente si tratta di un esercizio mentale che non può avere una contro prova, ma per una volta voglio essere ottimista e dire che probabilmente abbiamo una credibile base in merito all’identificazione della zona dove viveva l’assassino all’epoca dei delitti.
  • come ho detto esiste un possibile legale tra Jack lo squartatore e la comunità ebraica di Londra; non si tratta di antisemitismo spicciolo, ma della presa d’atto di una serie di circostanze. Tanto Whitechapel che Aldgate contavano una numerosa comunità ebraica composta soprattutto da immigrati dalla Polonia e dalla Russia; l’omicidio di Liz Strade avvenne nel cortile di un’associazione socialista frequentata in gran parte da ebrei mentre Mitre Square si trova proprio dietro la grande sinagoga di Londra. Ancora Goulston Street, la via del famoso graffito, era abitata da molte famiglie ebree e sembra che ben venti ne vivessero nell’edificio al cui ingresso era stata scritta la frase di cui abbiamo già discusso. Volendo forzare le cose anche le altre scene del delitto possono essere messe in relazione con luoghi ebraici di Londra (es. Buck’s Row e il cimitero Ashkenazi di Brady Street), ma onestamente questo mi sembra voler a tutti i costi trovare un legame per dare supporto alla propria teoria. Certo potrebbero essere tutte coincidenze, ma quando le coincidenze iniziano ad accumularsi bisogna anche considerare la possibilità che siano altro. Tutto ciò però cosa vuol dire? Che Jack lo squartatore fosse ebreo? Non necessariamente, anche se non sono pochi gli ebrei che sono finiti della lista dei sospetti: il primo arrestato per i delitti fu John Pizer mentre nel corso degli anni sono stati indicati come possibili colpevoli Jacob Lavy (macellaio ebraico di Aldgate), Hyam Hyams (anche lui di Aldgate) e Aaron Kosminsky (ebreo-polacco con forti disturbi psichici). Alcuni si sono spinti fino ad affermare che Jack lo squartatore poté contare su una tacita copertura da parte della comunità ebraica perché questa, all’epoca molto chiusa, difficilmente avrebbe accettato di denunciare un ebreo alla giustizia dei gentili. Tesi interessante, ma che trova il tempo che trova dato che non esistono prove. All’opposto però si potrebbe anche affermare che Jack lo squartatore avesse del risentimento verso la comunità ebraica e che quindi i luoghi degli omicidi e il graffito fossero un tentativo di gettare su di loro la responsabilità dei delitti. L’antisemitismo a Whitechapel era molto forte proprio perché la locale comunità ebrea era molto chiusa e composta principalmente da stranieri; solo pochi anni prima degli omicidi un ebreo di Whitechapel, Lipski, aveva ucciso una donna incinta e da allora quel nome era usato in senso dispregiativo per indicare l’intera comunità ebraica (ricordate è il termine con cui venne additato Israel Schwartz). Vecchie leggende come quella che gli ebrei compissero macabri riti col sangue dei cristiani trovavano ancora seguito per cui non è difficile immaginare il perché l’uomo della strada potesse sospettare di loro in presenza di delitti particolarmente efferati. Onestamente anche questa tesi però mi convince poco perché mi sembra qualcosa di troppo elaborato, cioè quello dell’assassino avrebbe dovuto essere un odio talmente forte da quasi controbilanciare la compulsione se la notte del 30 Settembre, dopo tutto quello che già era successo, ebbe la freddezza di scegliere volutamente Mitre Square per dare sfogo a quel desiderio di sangue che non era riuscito a soddisfare in Dutfield’s Yard. Inoltre una condotta così calcolatrice mal si concilia col il profilo dell’FBI, ma lo ripeto ancora il profilo non deve essere preso come il Vangelo bensì come uno strumento di analisi.
  • cosa fece l’assassino con gli organi estirpati alle vittime e portati via? Di nuovo qui dobbiamo entrare nel campo della speculazione pura in quanto non sappiamo che ruolo avessero gli organi nella perversione del killer. Ricapitoliamo la macabra lista della spesa: ad Annie Chapman mancavano utero, ovaie e parete vaginale, a Katherine Eddows naso, palpebre e un rene mentre a Mary Kelly l’utero con il feto di tre mesi. Tenendo conto che, sebbene a Polly Nichols non fosse stato asportato nulla, le mutilazioni più gravi interessavano la zona genitale l’ovvia conclusione è che il killer fosse particolarmente interessato all’apparto sessuale delle sue vittime. Douglas ed Hazelwood ipotizzarono che in questo modo l’assassino “disarmasse” le sue vittime di ciò che a lui faceva paura delle donne, ma ciò non ci lascia indicazioni precise su cosa ne facesse poi né tanto meno perché nel caso della Eddows decise di portare via un rene. Sempre applicando un sistema di comparazione con altri assassini possiamo supporre una serie di possibilità: 1) la più ovvia ipotesi è che tutto ciò fosse un macabro trofeo che il killer mantenne per rivivere le sue imprese (la lista di assassini seriali che tenne dei trofei delle vittime è lunghissima basta citare Ed Gain o Dennis Rader) 2) l’ipotesi invece più inquietante anche solo a parlarne è che l’assassino possa aver mangiato ciò che estrasse dalle sue vittime (i killer cannibali purtroppo sua una realtà come Albert Fish o Jeffrey Dahmer) 3) difficile invece credere che una volta estratti gli organi il killer si limitasse a buttarli perché sarebbe assurdo, anche per una mente malata, correre i rischi legati a prendersi il tempo per un lavoro del genere solo per poi sbarazzarsi di tutto 4) ancora più difficile credere che il killer possa aver venduto gli organi ad esempio a dei ricercatori di medicina. Anche ipotizzando che una parte del movente del killer potesse essere il denaro, nel 1832 l’Anatomy Act aveva concesso a medici ed ospedali universitari la possibilità di servirsi dei cadaveri non reclamati per la ricerca e dunque non si capisce perché qualcuno si sarebbe dovuto assumere il rischio di comprare degli organi al mercato nero. Inoltre nel clima di quei terribili mesi del 1888 quale medico non si sarebbe insospettito se uno sconosciuto si fosse presentato offrendo di vendere degli organi di provenienza ignota? 5) infine c’è un’ipotesi che è una commistione tra la numero 4 e la numero 2 partendo dall’idea che il killer fosse un macellaio: l’orribile possibilità è che Jack lo squartatore vendesse sì gli organi da lui estratti, ma non a medici bensì a ignari clienti spacciandola per carne animale. Dopotutto, almeno per quanto riguarda i reni, se ben lavorati quelli umani non differiscono all’occhio inesperto più di tanto da quelli di un vitello.

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