Sign up with your email address to be the first to know about new products, VIP offers, blog features & more.

Jack lo squartatore – Il profilo

Divenuta celebre al grande pubblico grazie a film e serie televisive dedicate, quella del profiling della personalità criminale è una tecnica criminologica che punta ad individuare le caratteristiche di un individuo non identificato allo scopo di facilitarne la ricerca all’interno di una comunità di persone. Come hanno più volte spiegato i profiler dell’FBI (sì quelli che hanno ispirato la serie Criminal Mind’s) il profiling non è una scienza esatta né può essere la base esclusiva per considerare un soggetto colpevole di un reato; Roy Hazelwood, uno dei padri dell’unità di analisi comportamentale dell’FBI, definisce il profiling come uno strumento investigativo da usare con cautela in quanto più soggettivo del singolo soggetto ignoto e che oggettivo di una categoria dettagliata di criminali. Nel 1988, in occasione del centenario dei delitti di Whitechapel, a Hazelwood e John Douglas, altro decano del profiling FBI, venne chiesto di stilare un possibile profilo di Jack lo squartatore. I due accettarono anche per verificare la possibilità di usare tale tecnica solo sulla base di informazioni d’archivio e quindi la sua applicabilità ai così detti cold case (i casi irrisolti). Prendendole con le dovute precauzioni prima citate, e dunque non come Vangelo, ecco le conclusioni a cui giunsero i due profiler: Jack lo squartatore era un killer disorganizzato e perverso in quanto, a parte il portarsi dietro un’arma, tutti i suoi crimini sembravano il frutto dell’impulso e dunque non vi era stata alcuna “preparazione”; infatti l’assassino aveva colpito sempre, tranne il 9 Novembre, in luoghi pubblici senza premurarsi di tentare di nascondere i corpi per ritardarne la scoperta. Mancando qualsiasi prova di una violenza sessuale sia pre che post mortem si suppose che lo strumento di gratificazione psicosessuale del killer fosse il coltello. Hazelwood e Douglas ritennero che le mutilazioni post mortem  fosse la manifestazione fisica di un intenso odio verso le donne e che solo attraverso l’accanirsi sui cadaveri l’assassino ottenesse sfogo e soddisfazione sessuale altrimenti irraggiungibile causa il timore di un confronto “normale” con l’altro sesso. Attraverso l’asportazione degli organi sessuali Jack “disarmava” le donne della caratteristiche che gliele faceva temere. Venne escluso che gli anelli delle prime due vittime fossero stati portati via da Jack perché se fosse stato interessato a simili souvenir avrebbe ripetuto il comportamento anche nei delitti seguenti, cosa che non avvenne, ed è dunque più probabile che un passante avesse approfittato dei cadaveri per racimolare qualche soldo facile. Altresì assenza di due denti nelle prime vittime non venne attribuito alla ricerca di un macabro trofeo, ma a una salute cagionevole delle vittime in quanto l’eventuale rito non si ripeté nei delitti successivi. John Douglas ebbe a definire l’assassino simile a “un animale da preda” che usciva la notte a caccia di vittime deboli e impressionabili con l’unico scopo di dare sfogo alle sue fantasie sessuali; lo squartatore non aveva un piano o uno schema e colpiva a caso in base alla situazione favorevole che gli si presentava sul momento. Nello specifico l’assassino venne inquadrato in un bianco, tra i venticinque e i trent’anni, di intelligenza media che probabilmente viveva da solo, mai spostato e che non aveva mai avuto rapporti con l’altro sesso; ancora i profiler dissero che molto probabilmente era un individuo che aveva grosse difficoltà nei rapporti interpersonali in particolare con le donne. Tale era il suo timore per le donne che quando colpiva faceva di tutto per soggiogarle e ucciderle nel minor tempo possibile proprio perché non avrebbe saputo gestire il “rapporto” con una donna anche in agonia o peggio una sua reazione. Quest’odio probabilmente risaliva all’infanzia a causa di una figura materna dominante che aveva abusato fisicamente, e forse anche sessualmente, di lui spingendolo a interiorizzare la violenza come unico metodo di rapporto con soggetti di sesso femminile. Era altresì probabile che questa infanzia difficile lo avesse portato da bambino ad appiccare incendi e a seviziare animali, mentre da adulto lo aveva reso solitario, poco attento all’igiene personale e trascurato caratteristiche che comunque gli permetteva di mimetizzarsi all’intendo dell’ambiente degradato di Whitechapel. Hazelwood aggiunse che era probabile che Jack vivesse vicino alle scene del crimine, perché difficilmente un soggetto così insicuro si spingerebbe fuori da una zona a lui conosciuta, e che se aveva un lavoro questo era umile e che non richiedeva molti contatti con altre persone. Ultimo punto, ma di grande interesse, entrambi i profiler ritennero che fosse altamente probabile che l’assassino fosse un individuo già noto alla polizia come vagabondo e autore di piccoli reati. Questo profilo ci permette già di sfoltire alcune credenze in merito all’identità del killer. In primis viene meno l’immagine caratteristiche che i media hanno propagandato di Jack lo squartatore e cioè dell’uomo con il cilindro, la mantellina e la valigetta da dotte che si aggira per la notte londinese; come detto l’assassino doveva essere un individuo appartenente al tessuto sociale di Whitechapel e quindi in grado mimetizzarsi al suo interno nonostante i suoi comportamenti bizzarri e asociali. Whitechapel l’abbiamo visto era un quartiere povero e la polizia, nonostante i delitti fossero stati commessi i luoghi pubblici, non trovò mai dei testimoni in grado di fornire un identikit accurato, ma se l’assassino fosse stato un uomo vestito in maniera certamente avulsa rispetto allo strato sociale medio del quartiere e che andava in giro con una borsa da medico, un oggetto che tende a saltare all’occhio, probabilmente sarebbe saltato facilmente all’occhio. In base a ciò è dunque ipotizzabile che Jack vestisse in maniera semplice e anonima, come un qualsiasi operaio o lavoratore manuale di cui Whitechapel era piena, che nascondesse la lama sotto i vestiti e probabilmente portasse via i suoi macabri trofei avvolti forse nella carta così che se qualcuno lo avesse visto lo avrebbe potuto scambiare per un qualsiasi abitante del quartiere di ritorno a casa dopo essere passato a comprare della carne in una macelleria. Sempre il profilo apparentemente sembra non lasciare speranze alla famosissima teoria secondo la quale Jack lo squartatore sarebbe stato un medico; infatti una personalità così schiva, insicura e di bassa estrazione sociale difficilmente avrebbe potuto compiere gli studi in medicina, difficili e all’epoca molto costosi, e poi praticare l’attività che, inevitabilmente, avrebbe costretto a relazionarsi con altre persone. Non me ne vogliano i dottori, ma un medico è tendenzialmente una personalità con una certa componente di ego e quindi mi sembra ben lontana dal soggetto descritto da Douglas ed Hazelwood. La teoria del medico inoltre, se volessimo mantenere una certa riserva in merito al profilo, fa acqua dal punto di vista delle prove materiali. I principali argomenti che sostengono la tesi del medico sono: la leggenda che l’arma del delitto avrebbe potuta essere un bisturi e l’apparente precisione chirurgica delle mutilazioni. Per quanto riguarda l’arma ho parlato di leggenda perché se c’è una lama che sicuramente non può essere quella usata negli omicidi questa è il bisturi. Come abbiamo visto infatti le ferite al collo delle vittime erano molto ampie e  profonde fin quasi a raggiungere le vertebre, in almeno tre casi si parlò di una semi decapitazione; ora è risaputo che i bisturi sono estremamente taglienti, ma non hanno assolutamente una lama di uno spessore tale da penetrare talmente in profondità nelle carni fino a raggiungere la colonna vertebrale. All’opposto va esclusa anche l’altra lama che a volte si vede legata allo squartatore in fumetti e immagini cioè la mannaia; una mannaia infatti è buona per affettare, ma certo non per tagliare. Già all’epoca si stabilì che l’arma doveva essere una lama di 15-20 cm in grado di tagliare a fondo la carna, ma non di tranciare le ossa. Per quanto riguarda invece la precisione chirurgica, bisogna capire cosa si intende con questo termine; già il patologo del 1888, che per primo ne parlò, in seguitò affermò che più che una specifica competenza chirurgica l’assassino aveva una buona conoscenza anatomica che gli permetteva di sapere esattamente dove tagliare e cose cercare. Questa competenza anatomica però non era un esclusiva di un medico, ma anche di chi avesse esperienza con animali quindi anche un veterinario o un macellaio. In effetti la tesi generalmente più condivisa tra gli esperti di Jack lo squartatore è che questi era o fosse stato un macellaio e ciò sulla base di tre motivi:
1 ) appunto la competenza anatomica in quanto un macellaio sicuramente sapeva come aprire un corpo ed estrarre gli organi in maniera pulita
2 ) un coltello da macellaio risponderebbe bene alle caratteristiche della possibile lama precedentemente descritta
3 ) il problema del sangue: a lungo ci si è chiesti come abbia fatto l’assassino a rientrare a casa con gli abiti sporchi di sangue senza essere notato. Escludendo che si potesse portare dietro un ricambio le spiegazioni più convincenti sono sempre due: o attaccava le vittime da dietro quindi evitando la grande uscita di sangue conseguente al taglio della carotide (ma comunque si sarebbe sporcato nel dissezione i corpi) oppure aveva un lavoro e viveva in un luogo per cui essere sporchi di sangue non doveva apparire come una stranezza. Un macellaio risponderebbe bene a questa seconda caratteristica in particolare se teniamo conto che il confinante distretto di Aldgate vedeva alla fine dell’ottocento la presenza molti mattatoi (e abbiamo visto come fosse molto probabile che l’assassino vivesse a Whitechapel o comunque nelle sue immediate vicinanze). Immaginiamo l’assassino che, subito dopo aver ucciso, si dirige a casa, una casa sufficientemente vicina, magari approfittando della sua conoscenza della zona per evitare le vie più trafficate, e se anche qualche suo conoscente lo avesse visto sporco di sangue non se ne sarebbe più di tanto sorpreso in ragione del lavoro che svolgeva. Ovviamente tenete sempre bene a mente che parliamo di ipotesi, frutto dell’analisi dei fatti e di ragionamenti logici, ma pur sempre ipotesi ad oggi non dimostrabili in concreto.

Ancora nessun commento. Commenta per primo...

Cosa ne pensi? Commenta!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *