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Storia del Capodanno

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Di Giovanni Raimondo

Il Capodanno ha origine pagane, risalente all’Antica Roma. La parola “calendario” deriva dal latino “calendarium”. Ogni mese del calendario è suddiviso in tre giorni di riferimento: le calende (il primo del mese), le none( il 5 o il  a seconda dei mesi)  e le idi( il 13 o il 15 del mese). Le date vengono stabilite sulla base di questi giorni. Secondo la tradizione, il primo calendario fu istituito da Romolo, primo Re di Roma. Il calendario di Romolo  è composto da 10 mesi lunari, cioè da 304 giorni, di cui il primo mese è marzo, basato su calcoli lunari. Ecco il calendario di Romolo:

Martius (31 giorni)
Aprilis(30 giorni)
Maius (31 giorni)
Iunius (30 giorni)
Quintilis (31 giorni)
Sextilis (30 giorni)
September (30 giorni)
October(31 giorni)
November (30 giorni)
December (30 giorni)

Ma la prima modifica fu  fatta da Numa Pompilio, secondo Re di Roma, che apportò due mesi nuovi al calendario cioè Gennaio( derivato dal dio Giano) e Febbraio( derivato dal dio etrusco Feebrus), quindi si passa da 10 a 12 mesi, cioè da 304 a 355 giorni, ripartiti in dodici mesi lunari di 28,29 o 31 giorni  ma per rapportarsi all’anno solare di 365 giorni, introdusse il mese di Mercendonio, il mese intercalare di una ventina di giorni, ogni due anni. Quello di mettere il mese intercalare, spettava solo al pontefice  massimo e Tito Livio ce ne da testimonianza: « E divise l’anno in dodici mesi seguendo prima di tutto il ciclo della Luna; e poiché la Luna non lo completa con i singoli mesi di trenta giorni, ma avanzano sei giorni per un anno intero che completi il ciclo dei solstizi, stabilì di interporre mesi intercalari in modo che nel giro di 19 anni i giorni, tornando alla stessa posizione del sole dal quale erano partiti, collimassero in pieno con gli anni. Distinse poi i giorni in fasti e nefasti,[10] perché in certi giorni non si dovessero prendere decisioni pubbliche. »( Tito Livio Ab Urbe Condita Libri, I). I mesi di Gennaio e Febbraio erano posti dopo dicembre, cioè alla fine dell’anno. Fino al 153 a.C., marzo rimase il primo mese dell’anno, ma a causa di errori commessi da parte dei sacerdoti che lo gestivano, Giulio Cesare dopo la spedizione in Egitto, incaricò l’astronomo egiziano Sosigine, di formulare un nuovo calendario chiamato “Calendario Giuliano” e  Plinio il Vecchio ce ne da traccia in Naturalis Historia Libro XVIII: “211 – Vi erano però tre divisioni(*), la Caldea, l’Egizia, la Greca. A queste ne aggiunse una quarta tra di noi Cesare dittatore, che regolò i singoli anni sul corso del Sole avvalendosi di Sosigene che era specializzato in questa scienza; e quella stessa regola fu in seguito corretta avendovi scoperto un errore, sospendendo l’intercalazione per dodici anni di fila, poichè l’anno stava cominciando a ritardare rispetto alle stelle, che prima precedeva.”

Nel 46 a.C., Giulio Cesare in vesta di pontefice massimo, abolisce il mese del Mercendonio,  il 1° gennaio diventa la festa di capodanno e febbraio diventa il secondo mese. Giulio Cesare poi affronta il problema dello sfasamento tra l’anno civile e quello solare, aumentato nei secoli, introducendo ben 90 giorni, definendo l’anno composto da 455 giorni “ultimus annus confusionis”.Nel 45 a.C. instaurò l’anno di 365 giorni con un giorno intercalare bisestile a febbraio ogni 4 anni. Dopo l’assassinio di Cesare, il tributo Marco Antonio chiede al Senato di onorare la memoria di Giulio Cesare e il Senato approva questa richiesta cambiando il nome a Quintilus in Julius( Luglio). Anche Augusto farò lo stesso cambiando il nome del mese  Sextilis in Agustus(Agosto). Purtroppo, già nel 44 a.C., subito dopo la morte di Cesare, si iniziò a commettere errori, inserendo un anno bisestile ogni tre anziché ogni quattro anni. A ciò si pose rimedio nell’8 a.C., quando Augusto ordinò che fossero omessi i successivi tre anni bisestili, rimettendo a posto le cose. Importanti modifiche furono effettuate dal Cristianesimo dal IV secolo soprattutto sulla questione  del  disallineamento tra l’anno civile e quello solare ( oltre a quella del decreto di Costantino  del 7 marzo 321 d.C., che  istituiva “il giorno del Signore”(domenica)a posto di “Solis Dies”(giorno del Sole)), infatti, nonostante il calendario giuliano aveva portato miglioramenti notevoli lo sfasamento c’era poichè la sua durata, infatti, risultava di 365 giorni e 6 ore, 11 minuti e 13 secondi in più a quello effettivo, con la conseguenza che ogni 128 anni la sfasatura fra l’anno civile e quello solare risultava essere addirittura di un giorno. Tale differenza determinò nel corso dei secoli l’arretramento dei solstizi e degli equinozi rispetto alle date naturali. Nel periodo compreso fra il 1325 e il 1350, ad esempio, il solstizio invernale cadde il 13 dicembre, anziché nell’abituale data prevista a cavallo fra il 21 e il 22 del medesimo mese. Per venticinque anni, quindi, l’inizio dell’inverno coincise con la celebrazione cristiana del martirio di santa Lucia, la martire siracusana morta il 13 dicembre del 304 d.C. nel corso delle persecuzioni patite sotto l’imperatore Diocleziano, al punto che la tradizione popolare eternò questa curiosa coincidenza con un celebre proverbio: Santa Lucia, la notte più lunga che ci sia, un detto ancora oggi largamente citato, anche se oggettivamente privo di senso, visto che la notte più lunga dell’anno è tornata a cadere correttamente in coincidenza del 21 dicembre. Questo problema di sfasatura fu risolto nel 1582 da papa Gregorio XIII,  dietro la  proposta della Commissione preseduta Cristoforo Clavio, gesuita professore del Collegio Romano, assieme al matematico e astronomo siciliano Giuseppe Scala e al matematico perugino Ignazio Danti e il medico Luigi Lillo. La bolla pontificia che il pontefice emana da Villa Mondragone a Frascati, chiamata “Iter gravissimas”, risolve la questione annosa del disallineamento: “Affinché dunque l’equinozio di primavera, che dai padri del concilio di Nicea fu stabilito al 21 marzo, venga riportato a quella data, comandiamo e ordiniamo che dal mese di ottobre dell’anno 1582 si tolgano dieci giorni, dal 5 al 14 ottobre, e che il giorno dopo la festa di S. Francesco, che si suole celebrare il 4, si chiami 15 (…). E affinché da questa sottrazione di dieci giorni non venga danno ad alcuno per quanto riguarda pagamenti mensili o annuali, sarà compito dei giudici, nelle eventuali controversie, tenere conto di questa sottrazione aggiungendo altri dieci giorni alla fine di ogni prestazione”. Per leggersi tutta la bolla papale cliccare qui

Con tale riforma, che fu detta gregoriana (e diede il via al calendario gregoriano), si stabilì che dovessero essere comuni (anziché bisestili) quegli anni secolari che non fossero divisibili per 400. Quindi, in definitiva, rimangono bisestili tutti gli anni non terminanti con due zeri e divisibili per 4, e quegli anni terminanti con due zeri ma divisibili per 400. Dalla data della riforma a oggi, dunque, fu bisestile l’anno 1600, non lo furono gli anni secolari 1700, 1800 e 1900, mentre lo è il 2000. La differenza fra il calendario gregoriano e quello giuliano è che il primo conta solo 97 anni bisestili nel corso di 400 anni, anziché 100 anni bisestili, come invece fa il secondo. Ciò significa anche che ogni 400 anni vi sono 97 giorni che si aggiungono ai 365 di ogni anno comune; e siccome 97 giorni equivalgono a 97 x 24 x 60 x 60 = 8.380.800 secondi, dividendo questa cifra per 400 abbiamo una media annua di 20.952 secondi, equivalenti a 5 ore, 49 minuti primi e 12 secondi. Quindi l’anno civile medio risulta di 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e 12 secondi, con una differenza per eccesso di soli 26-27 secondi da quello solare. Ciò comporta la differenza di un giorno dopo circa 30 secoli, o meglio, di tre giorni ogni 10000 anni. Il calendario gregoriano è composto da 12 mesi di 30 e 31 tranne febbraio di 28 e negli anni bisestili di 29 cioè di 366 giorni. Il calendario gregoriano entrò  in vigore nei paesi cattolici come l’Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Polonia, Lituania, Paesi Bassi nel 1582 d.C.  e poi in Austria, Boemia, e cantoni cattolici della Svizzera nel 1583-1584. Poi dal 1700 aderiscono al calendario anche i paesi protestanti e poi quelli dal 1900 anche quelli ortodossi ad eccezione della Russia, della Serbia e di Gerusalemme. Inoltre hanno aderito nel 1900 paesi non cristiani come la Cina, Turchia, Russia e Egitto. Infine a Capodanno si festeggia anche la festa della Madre di Dio, dogma proclamato nel 431  d.C. dal Concilio di Efeso, ricordato da Benedetto XVI, il 2 gennaio 2008 nell’Aula Paolo VI nell’enciclica che mettiamo a vostra disposizione qui

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