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Storia della del simbolo della cosidetta” svastica” o anche, ancora più impropriamente”croce uncinata”.

Di Piercarlo Accornero

Se si vuole depotenziare della sua carica nefasta e malvagia un avvenimento, una persona o anche un simbolo appunto, che sono segnati da una malizia superumana; non c’è altra soluzione che ricostruirne pazientemente la storia del suo sviluppo e dimostrare che quanto gli si attribuisce di “superumano” non esiste, in realtà, se non nelle fantasie di malati psichici. Il simbolo della svastica venne riesumato dalla sua polverosa storia plurimillenaria alla fine dell’Ottocento, sull’onda di scoperte del mondo antico. Passò rapidamente a indicare tutto quanto era genuinamente europeo, anticristiano e sboccando infine nel mare del nazismo. La parola svastica ha un’etimologia riconducibile allo urindoeuropeische Sprache, una lingua supposta dagli studiosi, da cui sarebbero derivate le varie lingue ariane, cioè indoeuropee. La radice è “swa-“, da cui il greco eu, bene, eos, auos, alba, hedys (probabilmente), dolce, gradevole. Altri linguisti la vedono alla base del verbo perfetto “svalce”, etrusco, reso con visse, stette in salute; con il latino valeo, identico significato. Anche “aestas”, tempo caldo, estate, pare risalire alla radice swa-. La svastica altro non è che la stilizzazione della testa del leone. Si è originata in epoca preneolitica e neolitica, in concomitanza con la diffusione, testimoniata pittoricamente e monumentalmente, dei primi culti. Parlando del Neolitico, si deve guardare in particolare a tutta quell’area abitata dalla Panthera Leo, uno dei superpredatori del tempo, assieme all’Ursus Spelaeus, l’orso delle caverne, nella parte nordica dell’emisfero boreale. Ora, la rappresentazione della testa leonina aveva una funzione apotropaica: si trattava di esorcizzare una belva, che entrava in competizione con l’uomo, che spesso ne costituiva anche la preda. Vedere, a questo proposito, ossa macellate di Homo, che risultava cibo per il leone e altri grandi felini. Si rappresentava il leone, e in particolare la testa, per dominarlo, in un certo senso addomesticarlo e tentando di dirigere al “bene” la sua tremenda forza. Ambivalenza: fonte di male immenso, che poteva diventare, opportunamente trattato, riserva di bene grandissimo, garantendo la riuscita nella caccia. Invito a leggere il noto etnologo Frobenius a questo proposito. Gradatamente, la stilizzazione della testa leonina divenne stilizzazione del disco solare. Non stupisca la prossimità simbolica leone-sole. A ben pensarci, il sole, prosciugatore di vita e dispensatore della medesima, richiamava, in dimensione cosmica, la funzione antica del leone. Di qui il valore solare e benefico della svastica. Dicevo prima che la geografia della svastica copre esattamente l’area della presenza del leone: dall’Asia Centrale, all’India, all’Europa e all’Africa. Era molto più vasta di quella attuale. Sicuramente non solo in zone che ospitavano locutori di quella lingua che avrebbe dato nascita a quelle indoeuropee. Cercando di farla corta, vedere nella svastica una marca dell’indoeuropeismo doc è semplicemente una scemenza, una cagata pazzesca per dirla con Fantozzi. Tuttavia, questa scemenza ha sterminato, o quasi, popoli interi nel Novecento. Un suggerimento, ardito e al limite dell’incomprensibile, dopo tutto il discorso che ho fatto: si usi la svastica nella quotidianità, la si privi della vernice odiosa messale da un gruppo di ignoranti nazisti, si dica che il re è nudo, che non è una persona sacra! L’unico modo per disinnescare immagini mortifere della loro capacità distruttiva è quello di ricondurle, laicamente, alla loro culla ideologica, che non è nulla di trascendentale o divino, ma solo un tentativo umano di dare senso alla realtà.

 

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