Di Giovanni Raimondo
La festa delle donne, istituita l’8 marzo è una ricorrenza che celebra le conquiste politiche, economiche e sociali del mondo femminile. Molti credono che queste vittorie siano state raggiunte solo nel 900. Falso! Il processo di riconoscimento dei diritti della donna nella nostra società può essere, se si vuole, fatto risalire alle legislazioni del Regno di Napoli. Ebbene si, la prima pietra fu posta dalla creazione dello Statuto Leuciano del 1779. Lo statuto è un codice di leggi che, ispirato agli ideali di un dispotismo illuminato tipico della fine del settecento, afferma la parità di diritti, doveri e il riconoscimento della meritocrazia quale ascensore sociale, quindi possiamo dire che con questo statuto furono poste alcune delle basi alle pari opportunità. Al di fuori del Regno di Napoli, in Prussia precisamente, il re il 19 marzo 1848, a seguito dell’esplodere dei moti rivoluzionari berlinesi come scrisse in seguito Alexandra Kollontaj,”dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne” . La data assunse in seguito un profondo significato nella mitologia femminista come prima affermazione pubblica di un potere costituito del diritto delle donne a votare. Nel 900, la domanda di pari opportunità per le donne iniziò lentamente a diffondersi in particolare nel mondo dell’operaio, dove forte era la presa dei militanti e simpatizzanti socialisti nei vari paesi. Nel 1907, si tenne il VII Congresso della II Internazionale socialista delle donne a Stoccarda, (18-24 agosto), in cui furono presenti 884 delegazioni di 25 nazioni; tra i delegati vi furono figure centrali del socialismo di inizio novecento come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Babel, Lenin e Martov. Oggetto di discussione furono vari argomenti legati all’avanzamento della donna tra cui la questione femminile relativa ai diritti e doveri, in particolare il riconoscimento del diritto al voto. La risoluzione presa dal Congresso fu quella di lavorare solo con i partiti socialisti, che lottavano per il suffragio e non limitandosi a reclamarlo passivamente. Due giorni dopo vi fu un’altra conferenza nel quale si decise di creare un Ufficio di Informazione delle donne socialiste, nominando Clara Zetkin segretaria e capo della rivista ” Die Gleichheit”. Nel 1908 le militanti socialiste americane riuscirono a fondarono un loro proprio organo di stampa chiamato ” The Socialist Woman” nel quale la socialista Corinne Brown pubblicò un articolo in cui si si leggeva che ” Il Congresso non avrebbe avuto alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione”. Il 3 maggio dello stesso anno a Chicago, nel Teatro Garrick, si tenne la conferenza “Woman’s Day”, nel quale si discussero le condizioni lavorative delle donne in termini di sfruttamento, basso salario e orari di lavoro oltre che del diritto di voto delle donne; l’incontro venne presieduta proprio Corinne Brown a causa dell’assenza dell’oratore designato. Le risoluzioni raggiunte da questo congresso non ebbero effetto immediato, quindi il Partito Socialista d’America, raccomandò di riservare l’ultima domenica di febbraio per l’organizzazione della manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Il 28 febbraio del 1909 si ebbe la manifestazione dalla quale scaturirono a valanga altre manifestazioni di sciopero nelle fabbriche di New York per conseguire l’aumento del salario e il miglioramento delle condizioni di lavoro. Questa manifestazione portò a proporre di istituire il giorno 28 febbraio del 1909, come ricorrenza della giornata della donna. Nel 1910, si svolse l’VIII Congresso Internazionale socialista, a cui presero parte le responsabile politiche del lavoro tra le donne come la Kollontaj e la Zetkin; quest’ultima approfittò dell’occasione per unificare tutte le varie date della donna, lanciando un’unica grande giornata internazionale che avesse come tema centrale il voto alle donne. Questa risoluzione però non venne applicata. Il 25 marzo 1911, accadde però un evento importante: nella fabbrica “Triangle Shirtwaist Company” di New York, a causa di un incendio divampato per cause accidentali, morirono 146 lavoratori di cui 129, donne per lo più immigrate italiane ed ebree dell’Europa dell’Est. La tragedia contribuì vieppiù a creare la volontà di individuare una data simbolo che servisse alla donne per celebrare e denunciare pubblicamente il lo loro ruolo nella società industriale. Questa data però continuava ad essere ballerina, paradossalmente la maggioranza degli eventi simbolo a cui il movimento femminista socialista faceva riferimento erano situati tra la fine di Febbraio e l’inizio di Marzo, ma mancava una scelta unitaria e spesso in ogni paese si finiva per scegliere una data propria in concomitanza con grandi manifestazioni socialiste (es. fu in Germania che per la prima volta vi fu un 8 Marzo all’interno della settimana rossa del 1914). Con la prima guerra mondiale queste celebrazioni vennero interrotte, ma l’8 marzo, equivalente al 23 febbraio del calendario giuliano vigente all’epoca in Russia, le donne a San Pietroburgo manifestarono per reclamare la fine della guerra e il riconoscimento delle pari opportunità. La fiacca reazione del regime czarista, ormai agonizzante di fronte ai disastri militari e con un esercito che ormai l’appoggiava più, favorì lo scaturire di altre manifestazioni che contribuirono al divampare della rivoluzione di Febbraio e al crollo della dinastia dei Romanov. A guerra finita, precisamente il 14 giugno 1921, nel clima di entusiasmo generale post rivoluzione bolscevica le delegate della Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste di Mosca decretarono l’8 marzo come data per la celebrazione della giornata della donna. Nel 1922, la celebrazione venne legiferata in Italia però a seguito del fascismo venne rapidamente abolita; solo nel 1946,l’UDI( Unione Donne Italiane) pretese che l’8 marzo fosse nuovamente riconosciuto come festa della donna così da celebrare le conquiste politiche, economiche e sociali. Il simbolo della festa, la mimosa, prese forza da sé poiché fiorisce proprio nel periodo tra la fine di Febbraio e l’inizio di Marzo. Comunque fu necessario attendere la grande ondata femminista degli anni settanta e l’inizio dello sgretolamento della vecchia società patriarcale, sanzionato ancora dal vecchio diritto di famiglia, perché nel nostro paese cadessero le ultime limitazioni “di ordine pubblico” alla celebrazione pubblica dell’8 Marzo. Anche la chiesa sentì il dovere di valorizzare il ruolo della donna nella società e della sua missione nel mondo di “donna-madre”. Ancora oggi, nonostante la conquista delle pari opportunità la donna è oggetto di violenza sia al lavoro che a casa, siccome che regge ancora l’idea che l’uomo è capace di fare tutto e la donna non serve se non per procreare i figli. Io penso che l’uomo senza la donna che è quella parte che lo completa non potrebbe vivere e la stessa cosa vale per la donna.
Markus
12 Marzo 2018Ma questa ricorrenza non fu ripetuta tutti gli anni, e men che meno commemorata in tutti i paesi, anche perché le celebrazioni vennero interrotte dallo scoppio della Prima guerra mondiale. La Grande Guerra non era ancora finita che a San Pietroburgo (allora Pietrogrado), l’8 marzo 1917 (pari al 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore nell’Impero Russo), le donne della capitale guidarono una grande manifestazione per reclamare la fine del conflitto, chiedendo pane per i figli e il ritorno degli uomini dal fronte: il loro slogan era “pane e pace”.