Per secoli la tragica fine dell’Ordine dei cavalieri templari non ha destato negli storici particolari interrogativi, lo si riteneva un fatto acquisito di cui si sapeva fondamentalmente tutto senza che vi fossero angoli oscuri. Questo finché da certi ambienti esoterici, molti di moda nella seconda metà dell’ottocento, sono iniziate ad emergere strane teorie che volevano la dissoluzione dei templari come conseguenza di un qualche arcano segreto da loro custodito; fortunatamente queste speculazioni sono rimaste a lungo sotto traccia, esclusiva degli appassionati di cospirazioni o misteri, finché non è stato pubblicato un certo libro… e tutti sappiamo di quale si tratta; da quel momento è stato come se si fossero spalancati i cancelli dell’inferno e, infatti, da anni non si può entrare in libreria senza trovare almeno una decina di titoli del tipo: “Il mistero dei templari”, “Il segreto dei Templari, “Il tesoro perduto dei Templari” e via dicendo. Trasmissioni dallo scarso valore scientifico hanno contribuito a diffondere tra la gente questi miti al punto che persone anche serie hanno finito per domandarsi almeno una volta “ma non è che c’è qualcosa di vero?”. Per questo motivo tengo particolarmente a fare questo articolo: intendo dimostrare al di là di ogni dubbio che tutte le pseudo-teorie che voglio che ci sia un grande mistero dietro la fine dei Templari sono “fuffa” e mi prendo tutta la responsabilità per questo aggettivo. Specifico questa non sarà una storia dei cavalieri templari, argomento che rimando a un futuro articolo, perché preferisco affrontare separatamente le leggende che li riguardano e i fatti, molto interessanti, della loro storia.
Le speculazioni riguardanti lo scioglimento violento dei templari si posso riassumere intorno a due macro aree: il come e il perché. Prima di iniziare però faccio un breve riassunto di ciò che avvenne in modo che tutti possano meglio seguire il discorso: il 13 ottobre 1307 su ordine di re Filippo IV “il bello” tutti i templari di Francia furono arrestati per una serie di accuse tra le quali quella di eresia. I templari erano uno degli ordini monastici militari, probabilmente il più importante e potente, sorti dopo la prima crociata al fine di proteggere le rotte dei pellegrini dall’Europa e i Regni cristiani fondati in Terra Santa . Dopo un lungo iter processuale nel 1312 papa Clemente V soppresse l’ordine e un anno dopo l’ultimo gran maestro dell’ordine Jacques de Molay fu arso vivo sull’Île aux Juifs lungo la Senna a Parigi.
Il come
Una delle tesi sostenute dai favorevoli alle teorie cospirazioniste è che la distruzione dei templari sia stata una gigantesca operazione, studiata a tavolino, messa in atto contemporaneamente in tutta Europa; purtroppo per loro non c’è niente di più falso poiché gli arresti dell’ottobre 1307 avvennero solo in Francia mentre nel resto del continente gli altri monarchi agirono, molto svogliatamente, solo un mese dopo quando l’ordine venne direttamente dal Papa. Anche la tesi secondo la quale il Papa non solo fosse informato dell’iniziativa di Filippo IV, ma l’avesse avallata e favorita non trova riscontro perché è dimostrato che Clemente V fu messo d’innanzi al fatto compiuto e gradì ben poco la cosa in quanto il monarca francese, con la sua condotta, aveva portato un grave attacco alle prerogative della Santa sede. Filippo infatti aveva incarcerato i membri di un ordine che era sotto la protezione del pontefice e responsabile solo d’innanzi ad esso, praticamente era come se avesse fatto arrestare tutti i francescani o i benedettini di Francia, inoltre li stava facendo processare dall’inquisizione guidata però da ufficiali civili sottraendoli dunque alla giustizia ecclesiastica che sarebbe stata l’unica titolare a giudicare gli appartenete a un ordine religioso soprattutto se accusati di eresia. Allora perché il papa non fulminò Filippo con una scomunica come i suoi predecessori avevano fatto di fronte a offese anche meno gravi? La risposta è che Clemente V poteva fare la voce grossa con tutti tranne che con Filippo IV e il motivo di ciò sta nel nome di uno dei suoi predecessori: Bonifacio VIII. Esatto Clemente veniva appena quattro anni dopo quel papa che aveva tentato di sfidare frontalmente il re di Francia finendo per essere arrestato nel suo palazzo di Anagni da un esercito da lui inviato. E’ ovvio che il nuovo pontefice non ci tenesse affatto a fare la stessa fine e quindi volesse evitare di irritare il monarca francese; oltre a ciò bisogna ricordare che Clemente V era francese, precisamente guascone e quindi suddito di lingua francese del re d’Inghilterra, e che, considerando Roma troppo pericolosa, aveva deciso di restare in un primo tempo nella sua Poitiers per poi portare la sede papale ad Avignone trasformando di fatto il papa in un cappellano del re di Francia. Trovandosi in una situazione del genere, con Filippo IV praticamente sull’uscio di casa, si capisce perché Clemente tentò di salvare capra e cavoli offrendo da un lato un contenitivo al re francese ordinando l’arresto di tutti i templari d’Europa, avallando così la sua azione, ma dall’altro lato provando a ristabilire il primato della Santa Sede sulla questione ordinando che le inchieste fossero condotte non dalle autorità civili bensì dai vescovi. Senza le pressioni di una monarchia interessata nel resto d’Europa le azioni contro i templari furono piuttosto blande, l’ordine di arresto in alcune zone come la Germania o la penisola iberica fu in gran parte ignorato, e fu concesso ai cavalieri ampia possibilità di difendersi così che le confessioni furono molto poche sebbene non mancarono testimoni che avvalorarono alcune delle accuse mosse. In Francia però, dove i cavalieri iniziarono a rinnegare le loro iniziali confessioni una volta sottratti alle torture, Filippo impose come unico responsabile di tutti i processi contro i templari nelle sue terre il vescovo di Sens, uomo di sua fiducia, che dichiarò che qualsiasi testimone o imputato che avesse rinnegato la sua precedente dichiarazione era da considerarsi eretico e, giusto per dimostrare che non si trattava di una minaccia a vuoto, mandò al rogo settantasette templari che avevano ritrattato. Nel 2001 la storica Barbara Frale rinvenne negli archivi vaticani la così detta pergamena di Chinon un documento del 1308 con la quale Clemente V sembrava intenzionato a perdonare i cavalieri (negando l’accusa di eresia) e procedere a una semplice sospensione dell’ordine intanto che si procedeva a una sua riforma interna; è probabile che fu l’inflessibilità dimostrata da Filippo che lo convinse infine ad abbandonare definitivamente i templari al loro destino. Questa ulteriore prova storica però dimostra ancora una volta che, almeno dentro la chiesa, non vi fu alcuna grande cospirazione contro l’ordine, ma al contrario si tentò di difenderlo fintanto che la ragion di stato lo permise. L’inchiesta andò avanti fino al 1311, ben quattro anni dopo i primi arresti il che secondo me depone ancora di più contro chi sostiene l’ipotesi del complotto perché se devi eliminare qualcuno che detiene un pericoloso segreto certo non te la prendi comoda, quando la questione fu trattata al Concilio di Vienne dove la maggioranza dei vescovi avanzò seri dubbi sulla veridicità delle accuse e chiese che all’ordine fosse concesso di difendersi davanti all’assemblea conciliare. Filippo IV allora decise ancora una volta di mettere sulla bilancia tutto il peso del suo potere recandosi personalmente a Vienne e avanzando la neanche troppo velata minaccia di far processare post mortem Bonifacio VIII da un concilio della chiesa gallicana o peggio, dagli Stati generali francesi il che, praticamente, sarebbe equivalso a uno scisma. Messi di fronte a ciò il concilio e Clemente V, che tutto aveva fuorché l’audacia, decise per la soppressione dell’ordine con l’enciclica Vox in Excelso dove però si precisò che non erano di fatto emerse prove certe che potessero dar luogo al processo e che la soppressione avveniva solo in ragione dello scandalo inoltre si stabilì che i beni dell’ordine sarebbero passati ai cavalieri ospitalieri. Quest’ultimo punto era l’estremo tentativo di non darla interamente vinta a Filippo IV il quale però ignorò bellamente le disposizioni della Santa Sede ordinando che i beni dei templari in Francia fossero incamerati dalla corona. A ulteriore prova che la fine dei templari non fu né una purga staliniana né una notte dei lunghi coltelli ante litteram nel resto d’Europa, dopo la soppressione dell’ordine, alla maggior parte dei templari fu concesso di ritirarsi tranquillamente a vita privata o di unirsi agli ospitalieri, mentre nella penisola iberica, dove la lotta contro i mori era ancora in corso, fu addirittura loro permesso, con la benedizione del papa, di fondare due nuovi ordini militari: l’Ordine del Cristo e l’Ordine di Montesa che si rifacevano esplicitamente all’eredità templare. Ben strano comportamento è questo di lasciarli per lo più in vita e liberi di riorganizzarsi pubblicamente sotto altro nome se davvero li si voleva eliminare per metterli a tacere. Anche sulla morte dell’ultimo gran maestro De Molay, insieme col gran maestro della Normandia Charney, non c’è poi un gran mistero: entrambi avevano ritrattato la loro iniziale confessione e contestato pubblicamente la decisione del pontefice; Filippo IV volle evidentemente mettere la parola fine alla vicenda con un gesto eclatante mettendo a tacere chiunque, dentro e fuori la chiesa a qualsiasi livello, ancora volesse alzare la voce in difesa dei templari dimostrando che anche il gran maestro poteva essere messo al rogo se non si adeguava ad accettare il fatto compiuto.
Il perché
Se si vanno a vedere i capi d’accusa mossi ai templari non si può non restare alquanto interdetti sia per il loro numero sia per il tipo: eresia, sodomia, offese al sacro e pratiche immorali. Uno degli argomenti principale era il rito d’ammissione all’ordine durante il quale sarebbe stata pratica comune rinnegare il Cristo e dissacrare un crocifisso per poi scambiarsi baci osceni (sul ventre nudo, sul fondoschiena e anche sul pene). Si affermava poi che la sodomia tra confratelli non era solo ammessa, ma anche incoraggiata e che tutto ciò fosse favorito dal fatto che i templari dovessero confessarsi solo davanti a sacerdoti interni all’ordine. Gli storici hanno avuto non pochi problemi riguardo queste accuse perché, se alcune di queste sono da sempre parse abbastanza fantasiose, per altre, come gli atteggiamenti anti-cristiani durante le iniziazioni, alcuni autori non hanno escluso che vi potesse esserci del vero in ragione delle troppe testimonianze concordanti tra loro emerse durante gli interrogatori. La tesi che oggi tende a essere accettata, sebbene per il mio modo d’intendere la ricerca storiche essa mi sembra troppo fondata su ipotesi non sufficientemente suffragate, è che in una minoranza delle commendatorie francesi si siano effettivamente sviluppati dei rituali eterodossi probabilmente importanti da confratelli che in Oriente erano venuti in contatto con le tradizioni e il misticismo di quelle terre: Bisogna però ripetere che tali riti si verificarono in un numero molto ristretto di commendatorie ed esclusivamente in Francia mentre nel resto d’Europa non emersero prove di una diffusione capillare di tali sistemi. Sicuramente i templari soffrivano per l’eccessiva espansione dell’ordine unita al mantenimento di una struttura autoritaria che vedeva il potere tutto accentrato nelle mani del Gran Maestro che però, risiedendo in Terra Santa, non aveva contatti costanti con i confratelli in Europa e viceversa. Non è poi da escludere che in Occidente, per favorire il rafforzamento dell’ordine, si siano allentate le regole interne in modo da invogliare nuove reclute ad entrarvi. Bisogna inoltre tener conto dell’effetto corruttivo che sicuramente ebbe l’ingente massa di donativi che i templari, ma anche gli altri ordini militari, ricevettero nel corso dei secoli portandoli ad amministrare un ingente quantità di ricchezze fino al punto da iniziare a svolgere un’attività parallela di presta-denaro dando vita a un vero e proprio sistema bancario diffuso in tutta l’Europa. Agli inizi del trecento era dunque evidente ai più che gli ordini militari avevano deragliato dai loro obiettivi originali e dalle loro regole il che portò a una richiesta di riforma interna, ma anche a una certa insofferenza per il loro crescente potere economico e politico che, se poteva essere accettabile in Terra Santa dove erano in prima linea nella difesa dei regni cristiani, lo era molto meno in Europa. Stranamente però gli appassionati di cospirazione nell’andare a studiare le accuse mosse ai templari non si concentrarono su queste, forse perché l’immagine di cavalieri avidi, sodomiti e dediti a baci osceni mal concordava con quella di custodi di un grande segreto, bensì sull’accusa di eresia per la venerazione di un misterioso idolo pagano: la testa di Bafometto. Questa divinità esoterica ha guadagnato dalla fine dell’ottocento una grande fama presso i circoli esoterici e satanisti tanto che oggi è acquisita come uno dei principali demoni della loro mitologia; nessuno però fa caso a un dettaglio piuttosto interessante e cioè che, prima dei processi ai templari, non vi è alcuna traccia di questo dio pagano apparentemente così importante. L’origine della figura di Bafometto ha creato non pochi grattacapi agli studiosi i quali però da tempo, hanno avanzato una teoria piuttosto sensata e cioè che Bafometto non sia stata altro che la storpiatura occitana di Maometto (baphomet-Mahomet) e che quindi l’accusa di fondo mossa ai templari fosse di intellighenzia con il nemico! Come ho già detto una volta il rasoio di Occam si applica anche alla storia e quindi se devo scegliere tra una misteriosa entità pagana di cui non si era mai accennato prima e la latinizzazione del nome del Profeta Maometto per accusare l’ordine di essere passato all’Islam tendo a ritenere più probabile la seconda.
Ma allora se le accuse erano così circostanziate e se soprattutto, come sembra, avrebbero potuto essere rivolte, nel più e nel meno, a tutti gli ordini militari perché a essere colpiti furono solo i templari? Intanto va detto che anche gli altri ordini più importanti furono nel trecento oggetto di inchieste da parte dell’autorità ecclesiastica, nel 1324 i cavalieri teutonici e tra il 1360-1380 gli ospitalieri, che si conclusero con pesanti censure riguardo ai loro comportamenti; bisogna però focalizzare la nostra attenzione sul binomio tra il chi diede inizio alla persecuzione e il contesto storico all’interno della quale si svolse. Perché Filippo “il bello” si intestardì tanto nella sua volontà di distruggere i templari? La risposta in realtà è molto semplice e senza alcun tipo di mistero: come molti altri re del medioevo Filippo IV era perennemente in bolletta.
All’epoca non era cosa inusuale che i monarchi si facessero prestare denaro da privati, soprattutto per finanziare le loro guerre dove vi era un uso massiccio di mercenari, ma ciò era estremamente pericoloso per il creditore perché se il re poi non avesse ripagato il debito non gli si poteva certo mandare a casa l’esattore e lo avrebbero scoperto a loro spese molte banche fiorentine quando Edoardo III d’Inghilterra, con questa condotta, le mandò a gambe a l’aria. Filippo IV, per finanziare la sua guerra contro gli inglesi, chiese svariati prestiti a quel sistema bancario che i templari aveva messo in piedi di cui ho parlato prima, incapace di ripagare il debito e col regno sull’orlo della bancarotta il re francese decise per una soluzione tranchant: eliminare il creditore e impadronirsi dei suoi beni. I templari erano infatti titolari di ingenti ricchezze in Francia che facevano gola al re e, se ricordate, non a caso Filippo avrebbe ignorato la disposizione papale che questi beni sarebbero dovuti passare ai cavalieri ospitalieri ordinando invece che fossero incamerati dalla corona. Il re di Francia non era nuovo a gesti decisi quando si trattava di salvare le finanze del regno: una delle ragioni del suo scontro con Bonifacio VIII era il diritto di riscuotere tasse dal clero senza l’approvazione papale, e già all’epoca Dante avrebbe, nel XX canto del Purgatorio, messo nero su bianco l’accusa che fu l’avarizia a muovere il re contro i templari (Veggio il novo Pilato sì crudele,/ che ciò nol sazia, ma sanza decreto/ portar nel Tempio le cupide vele.).
Filippo poté però muovere contro l’ordine senza che nessuno in Europa si stracciasse le vesti in loro difesa a causa di un evento successo sedici anni primi: nel 1291 era infatti caduta San Giovanni d’Acri l’ultima piazzaforte cristiana in Terra Santa. Con la perdita di Acri si decretò il definitivo fallimento delle crociate perché nessun re europeo aveva più interesse a lanciarsi in un’avventura così dispendiosa e rischiosa, a meno che non fosse mosso da una forte spiritualità come Luigi IX, mentre la piccola e media nobiltà, protagonista della prima crociata, aveva perso troppo potere nel corso dei secoli a favore delle monarchie perché si potesse far promotrice di un’impresa del genere; dal trecento in poi, sebbene la loro indizione rimanesse nella retorica ecclesiastica, le crociate furono esclusivamente difensive e dirette a far fronte all’ascesa dei turchi ottomani. Ovviamente però, dato che era stato un evento che aveva grandemente acceso gli animi dell’Europa, subito dopo la caduta di Acri si iniziò a cercare un colpevole per il fallimento della guerra agli infedeli e il dito finì per essere puntato contro gli ordini militari; dopotutto non erano forse stati fondati proprio allo scopi di difendere la terra santa dagli infedeli? Queste considerazioni contribuirono a raffreddare non poco il favore che questi ordini avevano in Europa e qualcuno iniziò a domandarsi a cosa servivano ancora templari e ospitalieri se non c’erano più crociate da combattere. La situazioni di questi ordini in Europa era molto diversa da quella in Oriente perché lì essi erano di fatto una sorta di stato nello stato assecondato in ragione del fatto che erano la prima linea di difesa rispetto ai musulmani mentre in occidente erano all’interno dei singoli regni in una situazione non dissimile da quella di un qualsiasi altro ordine religioso e quindi soggetti all’autorità di monarchie che, proprio nel trecento, stavano iniziando a rafforzare la loro autorità centrale. Cavalieri teutonici ed ospitalieri subdorarono il clima di ostilità che si stava creando contro di loro e cercarono rapidamente di trovare una nuova ragion d’essere i primi dando nuovo slancio alla loro crociata nel baltico, i secondi usando prima Cipro e poi Rodi come base per continuare la guerra contro gli infedeli; i templari invece sembrano come paralizzati e incapaci di assumere qualsiasi iniziativa positiva restando come in attesa di essere chiamati all’azione anzi il poco che fecero fu coronato da imbarazzanti fallimenti come l’occupazione dell’isola di Arwad nel 1300 persa solo due anni. Bisogna capire che De Molay era vissuto a lungo in Oriente ed è quindi probabile che non avesse il polso dell’insofferenza che in Europa si andava diffondendo contro il suo ordine e ciò lo portò a commettere alcuni errori marchiani come il rifiutarsi di considerare la possibilità di unire templari e ospitalieri in un unico ordine per favorire l’organizzazione di una nuova crociata. Non è un caso che appena due anni dopo l’arresto dei templari i gran maestri di teutoni e ospitalieri stabilirono la loro residenza rispettivamente a Marienburgo e Rodi in modo da sottrarsi a qualsiasi autorità statale che potesse agire contro di loro, di fatto entrambi gli ordini si fecero loro stessi Stato acquisendo in questo modo un’indipendenza che li mettesse al riparo dagli umori dei monarchi dei regni che li ospitavano. Nonostante ciò però appena un secolo dopo i cavalieri teutonici seguirono il destino dei templari quando furono spinti nel cono d’ombra della storia all’esito del loro scontro frontale con un’altra nascente autorità statale: la Polonia degli Jagelloni; sopravvissero solo gli ospitalieri, arroccati prima a Rodi e poi a Malta, solo però perché divennero parte integrante delle difese che l’Europa approntò contro l’ascesa dei turchi ottomani e dei pirati barbareschi nel Mediterraneo.
Concludo citando, credo, Umberto Eco il quale affermò che la serietà di un’opera sui templari si può verificare semplicemente andando a controllare se si conclude con il 18 Marzo 1318, giorno del rogo di De Molay, perché chiunque estenda la loro storia oltre questa data o è in malafede oppure insegue una fantasia.
Roberto Caforio
10 Maggio 2022Praticamente per il fu Umberto Eco la massoneria nata dalle ceneri dei templari fuggiti in Scozia, fondata il 24/06/1313 e poi rinnovata il 24/06/1717 giorno di San Giovanni Battista che battezza il nuovo ordine massonico con 1313 —morte e rinascita — sarebbe TUTTA una fantasia !!! HAHAHAHAHAHAHAH !!!
Nicola
15 Ottobre 2022Bellissimo ed esaustivo articolo meriterebbero una commemorazione migliore . Vittime del Vile Denaro .