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Restorica in nero – Il fantasma di Texarkana

Texarkana è una cittadina del Texas, distante 290 km da Dallas e situata praticamente sul confine con il vicino Arkansas (tanto da essere gemellata con un’omonimo centro situato nel vicino Stato), che nel 1946 come il resto degli Stati Uniti sta lentamente tornando alla quotidianità dopo la fine della seconda guerra mondiale. Improvvisamente però per tre mesi la paura si impadronirà della popolazione locale a causa di una serie di omicidi apparentemente casuali che lasceranno cinque persone morte e tre ferite; infine il killer così come sembrava essere apparso nel nulla scomparirà di nuovo nel nuovo lasciando il mistero sulla sua identità e due pseudonimi inventati dai giornali: l’assassino del chiaro di luna e il fantasma di Texarkana.

È la notte del 22 Febbraio 1946 intorno alle 11:45 quando Jimmy Hollis di 24 anni e la sua fidanzata Mary Jeanne Larey, dopo aver visto un film, si appartano nella macchina di lui a circa 90m dall’ultima casa di Texarkana sul ciglio di una stradina usata comunemente dalle coppiette per avere un momento d’intimità. Passano appena dieci minuti quando i due sono investiti dalla luce di una torcia elettrica e dal finestrino del lato del guidatore fa capolino la figura di una persona con il volto coperto da una maschera di tessuto bianco con solo due fori per gli occhi. Credendo a uno scherzo di pessimo gusto Jimmy dice all’individuo che ha sbagliato persone, ma questi gli risponde “Non voglio uccidervi, per cui fate quello che vi dico” e dunque ordina ad entrambi i ragazzi di uscire fuori dall’auto. Questi eseguono e una volta fuori l’uomo ordina a Jimmy di togliersi i pantaloni, ancora una volta il ragazzo ubbidisce, ma stavolta viene colpito al capo con il calcio di una pistola così forte da fratturargli il cranio. Mary credendo a una rapina cerca di mostrare al loro assalitore che nessuno di loro ha denaro con sé, ma indifferente l’uomo colpisce anche la ragazza che quindi tenta di scappare nel tentativo chiedere aiuto. Inseguita viene però raggiunta, gettata a terra e violentata con la canna della pistola. Temendo forse a questo punto il sopraggiungere di qualcuno l’assalitore scappò viva permettendo a Mary di arrivare alla più vicina casa e svegliarne gli abitanti che immediatamente chiamarono la polizia; negli stessi momenti Jimmy aveva intanto ripreso conoscenza e fermato una macchina di passaggio che gli prestò i primi soccorsi per poi lasciarlo sul luogo per andare a sua volta ad avvisare le forze dell’ordine che giunsero sul luogo mezz’ora dopo alla guida dello sceriffo locale W. H. Presley.

I due ragazzi saranno portati in ospedale, e Jimmy dovrà restarvi per un paio di giorni a causa della frattura cranica, ma al primo interrogatorio rilasceranno dichiarazioni contrastanti in ordine all’aspetto del loro assalitore. A parte infatti l’altezza, circa 1.80, e il fatto che indossava la già citata maschera, Mary affermò che gli era sembrato che sotto di questa vi fosse un afro-americano, mentre Jimmy parlò di un uomo bianco di circa trent’anni; gli agenti di polizia si convinceranno che i due giovani in realtà conoscano perfettamente l’identità del loro aggressore e che per qualche ragione lo stiano coprendo.

Passa appena un mese e la notte del 24 marzo 1946, tra le otto e mezza e le nove, un motociclista di passaggio vede sul ciglio della strada, di nuovo in un punto in cui sono solite appartarsi le coppiette a quasi centro metri a sud della US Highway 67 West vicino a un locale chiamato Dallas Club, un 1941 Oldsmobile sedan all’interno della quale si trovano i corpi di Richard L. Griffin di ventinove anni e della sua fidanza diciasettenne Polly Ann Moore. Entrambi sono stati uccisi con un colpo alla testa ed è probabile che il killer prima li abbia fatti uscire dall’auto e, dopo averli assassinati, li abbia rimessi all’interno del veicolo (infatti vengono trovati tracce di sangue coagulato sia sul manto stradale che sulla fiancata dell’auto); viene inoltre rivenuto il bossolo di un revolver calibro .32.

A seguito di questo nuovo assalto il locale dipartimento di polizia decide di lanciare una grande caccia all’uomo coinvolgendo anche la polizia di Stato sia del Texas che dell’Arkansas, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e l’FBI. Già il 26 Marzo sono state interrogate sedici persone e il 30 viene offerta una ricompensa di 500$ per qualsiasi informazione che aiuti ad individuare l’assassino; purtroppo questa taglia avrà l’unico effetto di produrre oltre cento false piste.

Passano altri venti giorni e il 14 Aprile, intorno alle sei e mezza del mattino, i coniugi Weaver e il loro figlio scoprono sul lato sinistro della North Park Road il corpo del diciasettenne Paul Martin, cinque ore dopo verrà scoperto dietro un albero anche il cadavere della sua fidanza Betty Jo Booker di quindici anni. Paul è stato ucciso con cinque colpi di pistola, uno gli ha attraversato il naso, un secondo lo ha colpito alla schiena raggiungendo la quarta costola sinistra, il terzo ha colpito la mano destra e l’ultimo è stato diretto al retro del collo; Betty è stata invece raggiunta da altri due colpi d’arma da fuoco uno al petto e uno al volto. Gli esami confermeranno che l’arma del delitto è ancora una volta un revolver calibro .32 come nel primo duplice omicidio. Le autorità avranno grandi difficoltà a ricostruire le dinamiche del delitto, è certo che la sera del 13 Aprile Betty aveva suonato il sassofono con la sua banda in un locale per poi andarsene con Martin circa all’una e mezza del 14, nessun dopo questo momenti li aveva più visti vivi; l’auto di Martin verrà ritrovata parcheggiata fuori dallo Spring Lake Park, a quasi 2.5 km dal corpo del ragazzo e a cinque da quello di Betty, con le chiavi ancora nel quadro; nessuna traccia del sassofono di lei che sarà ritrovato sei mesi dopo ancora nella sua custodia nel sottobosco vicino al punto del ritrovamento del cadavere di Betty. Questo secondo delitto fu il primo caso in cui delle impronte digitali, sebbene solo parziali, vennero identificate sulla scena del crimine.

Il secondo duplice omicidio gettò Texarkana nel panico più totale. Alle indagini si unirono anche i Texas Rangers diretti dal leggendario capitano Manuel Gonzaullas, primo ispano-americano a raggiungere tale grado nelle forze dell’ordine, mentre una nuova taglia stavolta di 1.700$ viene spiccata nella speranza di ricevere una qualsiasi informazione che permetta all’indagine di avere una svolta. Il 16 Aprile il Texarkana Deily News coniò per la prima volta l’appellativo Phantom Killer per riferirsi al misterioso assassino, mentre gli altri giornali parlavano del Moonlight Murders dato che tutti gli assalti erano avvenuti in notti di luna piena. Oltre duecento persone vennero indagate, ma tra queste solo quattro vennero arrestate per ulteriori accertamenti fondamentalmente per tracce di sangue trovate loro addosso, ma in nessun caso si giunse ad un’accusa formale e la polizia dovette sempre rilasciarli ammettendo l’assenza di qualsiasi elemento a lor carico.

La paura si trasformò in completa isteria il 3 Maggio. A 16 km a nord-est di Texarkana vi è il ranch della famiglia Starks; intorno alle nove di sera Virgil Starks è seduto in poltrona in salotto a leggere il giornale quando improvvisamente viene raggiunto da due colpi alla testa esplosi attraverso la finestra. Dal piano di sopra sua moglie Katie sente il rumore e si precipita di sotto, rendendosi conto che il marito è morto tenta di raggiungere il telefono per chiamare la polizia, ma anche lei viene colpita da altri due colpi uno che gli perfora la guancia uscendo vicino all’orecchio destro e il secondo gli frattura la mascella. Incredibilmente però Katie non subì alcuna ferita mortale e riuscì a prendere la pistola che era tenuta in salotto; il killer tentò di entrare in casa, ma non ci riuscì e quando tentò di passare dalla porta sul retro Ketie si lanciò fuori di casa raggiungendo prima la casa della sorella dall’altra parte della strada, ma non trovando nessuno si trascinò fino alla casa dei Prater cinquanta metri più in là dove venne soccorsa e portata rapidamente in ospedale. Nonostante la grave perdita di sangue (gli investigatori che per primi giunsero al ranch dissero che lungo il tragitto fatto dalla donna c’era un fiume di sangue) mantenne sempre coscienza tanto da venire interrogata dallo sceriffo direttamente mentre era in sala operatoria.

In un primo momento ci furono molti dubbi sull’attribuzione di questo nuovo delitto al fantasma in quanto, contrariamente ai precedenti delitti, stavolta l’arma usata era una pistola semiautomatica calibro .22; sul momento la polizia concluse che l’assassino fosse lo stesso, anche in ragione del fatto che nulla era stato sottratto in casa contro dunque l’ipotesi della rapina, ma nel Novembre 1948 cambiò orientamento classificandolo un delitto indipendente anche se tendenzialmente Virgil Starks è indicato come quinta vittima del killer di Texarkana. Sulla scena del delitto venne trovata anche una torcia elettrica sotto la finestra da cui erano partiti i colpi che aveva ucciso Virgil Starks; inviata a Washington per ulteriori esami da parte dell’FBI non venne trovata nessuna impronta su di essa e, in un tentativo disperato, una sua foto a colori venne pubblicata sui giornali nella speranza che fosse riconosciuta da qualcuno. Venne anche trovate una impronta di stivale e sbavature insanguinate di dita sugli infissi delle finestre e sulle porte fuori dalla casa; due cani vennero usati per cercare di seguire la pista di sangue, ma giunsero fino all’autostrada per poi perdere la traccia.

Quest’ultimo delitto creò un clima di assedio a Texarkana. Non appena si diffuse la notizia del l’omicidio le armerie vennero presi d’assalto da folle che volevano acquistare armi da fuoco e scatole di proiettili, se fino ad allora era cosa comune non chiudere a chiave le porte di casa la gente iniziò ad installare chiavistelli e sbarre alle finestre. Un coprifuoco di fatto si diffuse in città e caffé, pub, cinema e locali persero oltre il 20% della clientela iniziando a chiudere verso le nove e mezza. La tensione e la paranoia reciproca era tale che, anche a causa del numero delle armi in circolazione, Texarkana venne definita una delle città più pericolose d’America; la polizia poi non fece nulla per quietare gli animi, anzi gettò benzina sul fuoco invitando i cittadini a tenere le armi bene oliate ed essere costantemente in guardia. La paura era tale che, quando un marito doveva andare fuori città per lavoro, le moglie avevano preso l’abitudine di passare le notti insieme ai figli all’Hotel Grim in centro per non restare a casa da sole. Di tanto in tanto si diffondevano voci incontrollate che l’assassino era stata arrestato, costringendo la polizia a plurime dichiarazioni in cui dovevano smentire tali dicerie.

Il 7 Maggio il corpo di un uomo venne trovato vicino ai binari di una ferrovia 26 km a Nord di Texarkana, con il braccio e la gamba sinistra tranciati dal passaggio di un treno. Identificato come Earl Cliff McSpadden, il medico legale classificò il delitto come omicidio specificando che l’uomo era morto prima di essere posto sui binari, lo sceriffo però non era concorde e ordinò un secondo esame convinto che McSpadden fosse morto travolto dal treno. Il patologo però confermò la sua prima diagnosi aggiungendo che erano state trovati segni che dimostravano inequivocabilmente che la vittima era stata aggredita con un’arma da taglio. Il delitto non venne mai risolto e per questo alcuni ritengono che McSpadden sia la sesta vittima del killer di Texarkana, anche se molti altri affermano che, per differenza del modus operandi, almeno questo omicidio non abbia nulla a che fare con il fantasma.

Dopo gli eventi di inizio Maggio non ci furono ulteriori aggressioni e lentamente Texarkana provò a tornare alla normalità. Le indagini però andarono avanti e parvero giungere a una svolta a Giugno quando un giovane ufficiale della polizia di Stato dell’Arkansas arrestò la ventunenne Peggy Swinney per furto d’auto; la giovane disse che in realtà il ladro d’auto era suo marito che adesso si trovava ad Atlanta per vendere un’altra auto rubata. L’uomo, Youell Swinney, venne rintracciato ed arrestato, ma mise sul chi vive gli agenti di polizia in quanto sembrava credere di essere stato arrestato per qualcosa di più grave di un furto d’auto arrivando a chiedere se rischiava la sedia elettrica. Interrogata nuovamente Peggy Swinney confessò con grandi dettagli che il marito era il killer di Texarkana, finendo però per cadere in contraddizione in successive dichiarazioni; le prove contro Youell Swinney erano circostanziali (le sue impronte non corrispondevano alle parziali del secondo omicidio) e Peggy non veniva ritenuta una testimone sufficientemente affidabile per giungere ad un’accusa di omicidio. In una sorta di patteggiamento giudiziario tacito l’uomo venne accusato per furto d’auto recidivo accettando la pena dell’ergastolo per non andare davanti a una giuria. Nel 1970 Swinney presentò domanda di habeas corpus lamentando l’assenza di prove a fondamento della sua condanna, una seconda richiesta venne accolta venendo scarcerato nel 1974; Youell Swinney sarebbe morto nel 1994 senza aver mai confessato i delitti e senza che nessuna prova sia emersa per poter affermare in maniera inequivocabile la sua colpevolezza.

Nel 1976 la vicenda del killer di Texarkana venne trasposta nel film “La città che aveva paura” di Charles B. Pierce con Ben Johnson nel ruolo dello sceriffo che cerca, senza successo, di catturare l’assassino.

Ancora oggi gli omicidi di Texarkana rimangono avvolti dal mistero. L’evoluzione criminale del killer è però abbastanza tipica: la prima aggressione sembra quasi di prova e non si conclude con l’omicidio probabilmente per l’improvvisazione e la paura di poter essere scoperto, già con il primo omicidio però il killer ha acquisito sufficiente sicurezza per uccidere e la terza aggressione è molto più “curata” agendo in un luogo molto isolato ed infatti fu la volta in cui le vittime furono scoperte con la più grande distanza di tempo rispetto al fatto. Data la natura dei delitti e le vittime è probabile che il killer, prima di passare alle aggressioni, fosse stato un voyeurista che conosceva bene i luoghi dove le giovani coppiette di Texarkana si appartavano in cerca d’intimità, ma è interessante che solo nel primo caso vi sia stata una forma di aggressione sessuale (e non perché nelle altre occasioni non ve ne fosse stata la possibilità) e che, apparentemente, non vi sia stato un maggior accanimento contro l’uno o l’altro sesso. La vera nota stonata è l’attacco del 3 maggio che nulla sembra avere a che spartire con le precedenti aggressioni, perché il killer si sarebbe dovuto arrischiare ad attaccare una casa, situazione certamente meno controllabile rispetto a una coppia in un’automobile? Non è assurdo supporre che l’omicidio Starks possa non essere stata opera del killer e che solo per caso si sia verificato nel periodo degli omicidi del fantasma. Resta la domanda del perché gli omicidi si fermarono; i serial killer infatti sono mossi da una compulsione per cui non sono portati a smettere d’agire autonomamente se non a causa di un fatto di tale forza da contrastare l’istinto omicida; generalmente le più comuni cause per cui un serial killer rimasto ignoto smette di colpire sono: motivi di salute invalidanti/morte improvvisa e incarcerazione per un reato diverso. Oltre a Youell Swinney altri soggetti vennero considerati sospettati di primo interesse, ma in nessun caso si andò oltre a mere supposizioni o auto-incriminazioni ad opera di mitomani; indizi materiali non vennero mai individuati e ciò rende altamente improbabile che l’identità del fantasma di Texarkana potrà mai essere accertata.

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